Rosarno: caso Maria Cannatà, una vicenda di malasanità?
Maria Cannatà, 52 anni di Rosarno, è morta il 30 aprile dopo un calvario durato 15 giorni. Riporta Zmedia, la figlia della signora Cannatà avrebbe sporto denuncia presso la Questura di Reggio Calabria.La signora Cannatà era stata ricoverata nel reparto di psichiatria dell’Ospedale San Maria degli Ungheresi di Polistena in quanto affetta da disturbo bipolare. Il giorno dopo, il marito andando a farle visita, trovava la donna in pessime condizioni fisiche, con la testa gonfia da un vasto ematoma, il viso nel lato destro con un vasto ematoma alla guancia e all’occhio, persino incapace di stare in piedi e poco lucida. La signora Cannatà riferiva pertanto al marito di essere stata picchiata dalla compagna di stanza, denunce che continuavano anche nei giorni successivi allorquando la donna disperata telefonava alla figlia chiedendo aiuto. Immediatamente questa si recava presso il reparto di psichiatria per chiedere spiegazioni ai sanitari, i quali riferivano, secondo quanto riportato in denuncia, che tali denunce fossero normali per i loro pazienti in quanto avevano come fine il ritorno a casa. Per tale ragione veniva impedito alla stessa di poter fare visita alla madre. Con il passare dei giorni la situazione è precipitata sempre più, in quanto domenica 20 aprile, dopo che finalmente riesce a vedere la madre, la figlia scopre di persona le terribili condizioni di salute della stessa. Ancora una volta vengono allarmati i sanitari dell’ospedale di Polistena i quali per giustificare le ferite di Maria Cannatà, minimizzano il tutto parlando di una piccola lite con la compagna di stanza. Tale circostanza sarebbe invece stata smentita, per come riportato in denuncia, da un’altra paziente, la quale ha confermato ai familiari di aver visto personalmente la Cannatà percossa violentemente quando gli infermieri sono entrati per salvare la povera donna dalle grinfie della più giovane e possente compagna di stanza.
Ma le sofferenze della povera donna erano ancora all’inizio, il giorno dopo, sempre la figlia, scopre che la madre si è rotta il braccio in più parti, e ancora una volta chiedeva spiegazioni agli infermieri i quali rispondevano di non essersene accorti, e che avrebbero provveduto.
Il 23 aprile, un medico del reparto di Psichiatria dell’Ospedale di Polistena, considerato che la paziente aveva in atto un “deperimento organico serio”, chiedeva il trasferimento della stessa presso il reparto di medicina. (ZMedia.it)