Coisp: Chi va in servizio d’ordine oggi sa che rischia di essere ucciso, ma lo fa lo stesso
Chi va in servizio d’ordine oggi sa che rischia di essere ucciso, ma lo fa lo stesso… Questo è eroismo, ma nessuno lo racconta. Da Pansa vorremmo sentir descrivere com’è ricevere una sprangata nella schiena “Ormai nessuno fra i colleghi, anche il più
novellino illuso e ottimista, ignora il fatto che quando si esce in servizio d’ordine pubblico si rischia di essere letteralmente
ammazzati. Non discutiamo di operazioni antiterrorismo o di blitz contro fortini della criminalità organizzata o di
narco-trafficanti internazionali, ma parliamo di quando si va in strada per i cortei di protesta, o allo stadio, o in altre
tante manifestazioni che dovrebbero essere quelle innocue per eccellenza. Ormai persino noi ci siamo quasi assuefatti
all’assurdità di tutto questo, troppo concentrati ad eseguire ordini e troppo dediti al nostro dovere. Ma mai e poi mai
ci potremo abituare all’indifferenza, all’oltraggio, alla mancanza di considerazione e rispetto, all’arroganza
inumana di chi ci considera carne da macello al punto da non avere più neppure l’impulso di stringere le mani sanguinanti
di un Poliziotto e dirgli ‘grazie, quello che ti è accaduto non doveva accadere, ma tu hai fatto comunque ciò che dovevi per evitare il peggio e hai mostrato l’onore che in Italia contraddistingue da sempre gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine’. Mai e poi mai
potremo inventarci la stima per chi dall’alto non conosce o non sa più riconoscere il vero sacrificio che questo lavoro implica, e non si cura di vedere con i propri occhi le ferite sulla pelle dei suoi uomini. Mai e poi mai riconosceremo e scuseremo
il comportamento di chi si preoccupa di trovare la migliore inquadratura o di dire la frase più ad effetto ai microfoni, possibilmente sputando sul sudore dei colleghi, e poi, anche nel chiuso del suo ufficio, non alza neppure il telefono per sostenere i suoi,
almeno a parole… Noi quelle ferite le conosciamo bene, le vediamo addosso ai colleghi di ritorno da servizi al limite della follia, ringraziando il cielo, in silenzio, nella mente, se sono lividi o fratture o tagli o ferite, ma se almeno non dobbiamo accarezzare una
bara”.