Divorzio, quarantanni dal referendum. Una battaglia di civiltà
Compie quaranta anni il referendum abrogativo sul divorzio che si tenne il 12 e 13 maggio 1974. Si trattava di dire Sì o No alla legge 898/70,” Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”, entrata in vigore quattro anni prima e che aveva generato immediate controversie tra cattolici e divorzisti.
Lunga è la storia delle diverse proposte di legge sull’istituzione del divorzio in Italia. Si parte infatti nel 1878 quando al Parlamento Italiano il deputato, Salvatore Morelli, aprì il dibattito con la presentazione di un progetto di legge che non ebbe successo, Da allora, negli anni ne susseguirono altri da parte dei fautori divorzisti ma fu necessario arrivare al febbraio del 1902 perché si avesse l’impressione che una legge divorzista stesse realmente prendendo forma, con il Governo di Giuseppe Zanardelli, disegno di legge che non fu approvato. La battaglia riprese nel 1920 poi messa a tacere da Mussolini, coi Patti Lateranensi, e dovettero passare 34 anni prima che la legge sul divorzio venisse rimessa in discussione.
Negli anni 50 riprendono le discussioni sul diritto di famiglia ormai dibattito sempre vivace nel nostro Paese.
Nel 1965, in concomitanza con la presentazione alla Camera dei Deputati di un progetto di legge per il divorzio da parte del deputato socialista Loris Fortuna, iniziava la mobilitazione del Partito Radicale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’istituzione del divorzio in Italia. Soprattutto dopo il 1969, insieme alla Lega italiana per l’istituzione del divorzio (LID), il partito si mobilitava con grandi manifestazioni di massa e una continua azione di pressione sui parlamentari laici e comunisti ancora incerti.
Il 1º dicembre 1970 il divorzio veniva introdotto nell’ordinamento giuridico italiano e viene approvata la legge 1º dicembre 1970, n. 898 – “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio” (la cosiddetta legge Fortuna-Baslini), risultato della combinazione del progetto di legge di Loris Fortuna con un altro pdl presentato dal deputato liberale Antonio Baslini; nello stesso anno il Parlamento approvava le norme che istituivano il referendum .
Gli antidivorzisti quindi si organizzarono per abrogare la legge attraverso il ricorso al referendum ed anche il Partito radicale e il partito Socialista, in un primo momento contrari al ricorso al referendum, partecipavano alla raccolta delle firme necessarie
Il 12 maggio 1974 gli italiani furono chiamati a decidere se abrogare la legge Fortuna-Baslini che istituiva in Italia il divorzio: partecipò al voto l’87,7% degli aventi diritto, votarono no il 59,3%, mentre i sì furono il 40,7%: la legge sul divorzio rimaneva in vigore.
Successivamente la normativa fu modificata dalle leggi 436/1978 e 74/1987.
Il referendum ha dato una svolta di civiltà ad una Italia divisa tra morale cattolica e realtà, non poche infatti erano le coppie che nonostante tutto restavano unite, dal giorno un lento crescere di separazioni ha cambiato la società italiana, grande battaglia di civiltà così come l’approvazione della legge 194 sull’aborto, firmata da ministri tutti democristiani e da un presidente della Repubblica anch’egli democristiano.