Europa: terra di conquista delle mafie italiane
Europa sì, Europa no, prosegue il dibattito verso le elezioni europee, intanto mentre tanti movimenti politici chiedono l’uscita dall’Europa in varie modalità differenti le mafie italiane sono diventate europeiste anzi, da anni hanno espanso i loro tentacoli oltre le Alpi, lo dimostrano fatti accaduti negli ultimi anni e non solo. A lanciare l’allarme è nuovamente Nicola Gratteri, procuratore Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, secondo il noto PM l’Europa è una sorta di terra di conquista ma anche una grande prateria dove chiunque può circolare e “pascolare”. Le mafie infatti non agiscono solo con morti e spari ma in Europa le cosche italiane riciclano denari e spacciano droga, meglio cocaina e sopratutto tessono le trame con altre realtà del crimine organizzato.
Il crimine organizzato italiano agisce persino in Norvegia senza che nessuno o quasi se ne preoccupi, le modalità sono sempre le stesse il crimine organizzato agisce e cerca di rendere “tranquilla” la zona dove opera in modo che la polizia non si insospettisca, dove c’è mafia c’è una certa pax sociale, ” Se loro comprano un ristorante a Francoforte, stanno attenti affinché in quella via non si rubi nemmeno una bicicletta, sia per non svalutare il bene sia perché la polizia non vada a ficcare il naso” così dice Gratteri alla commissione Antimafia.
Non solo secondo il PM è necessaria una rete di indagini differenti, infatti capiterebbe che regole e procedure cambino di Paese in Paese e spesso le indagini diventano difficoltose, contrastare le mafie in questo molto è difficoltoso. Tra gli Stati Membri dovrebbe nascere una consapevolezza per ora assente. Per contrastare il traffico di droga e l’internazionalizzazione del crimine organizzato made in Italy ad esempio servirebbe il riconoscimento del reato europeo di associazione mafiosa, lo snellimento delle procedure di sequestro e confisca e una normativa, nei Paesi dove manca, che permetta di indagare sulle società, e non solo sulle persone.
Che le mafie italiane agiscano in terra Europea è un dato di fatto e non fa oggi, ma gli investigatori europei pare se ne siano accorti solo nel 2007 con la nota strage di ferragosto anche detta strage di Duisburg.
Dati analitici delle polizie europee poi dimostrano che da quando c’è stata una presa di coscienza del fenomeno crimine organizzato made in Italia, tra Germania, Olanda, Spagna, Belgio e Bulgaria, in dieci anni sono stati presi 44 latitanti affiliati a ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra, tra di essi spiccano nomi e volti noti per l’efferatezza di crimini e per la gestione di ingenti patrimoni economici di provenienza “sporca”.
Europa una sorta di grande lavanderia industriale e sopratutto una terra dove vivere senza problemi? Così potrebbe persino sembrare.
In Europa il crimine agevolmente traffica in droga, rifiuti e quanto altro e tutto quel che passa in Europa parte o arriva in Italia, le cosche poi riescono a tessere rapporti importanti con altre mafie (albanese, serba e rumena in particolare) ma anche con gruppi criminali locali, la mafia con maggior tendenza europeista è l’ndrangheta.
Gli investimenti delle mafie ovviamente interessano tutti i comparti con massimo interesse verso la ristorazione, infatti ad esempio in Germania dopo la strage di Duisburg, i simboli del rito di affiliazione trovati nel ristorante Da Bruno, teatro dell’agguato, hanno mostrato ai tedeschi la vera natura dell’organizzazione calabrese. Una holding criminale, in grado di gestire una rete di oltre 300 tra ristoranti, alberghi e pizzerie. Ovviamente ancora tanti sono i ristoranti e le pizzerie affiliate che probabilmente agiscono tranquillamente perchè non ancora scoperte, interessante poi è anche il comparto agricolo ma su tutti pare sia a massima infiltrazione il comparto delle energie alternative in particolare in Romania e in Serbia ci sono in ballo grossi interessi nel settore della green economy. Tra Bucarest, Timisoara e Brasov, le cosche campane hanno avviato numerose attività. Ristoranti, discoteche, locali alla moda.
Nemmeno la bella Malta resta intonsa, qui il crimine infatti gestirebbe i bar, ristoranti, discoteche, casinò e nightclub.