Eutanasia: suicidio assistito anche per gli anziani non gravemente ammalati
Riesplode il dibattito in Svizzera dopo che l’organizzazione di assistenza al suicidio Exit intende estendere l’aiuto alle persone anziane colpite da malattie anche non mortali. Che si sia d’accordo o meno, l’Italia è sempre in ritardo anche sui temi etici e non c’è ancora una legge che regola la fine della vita
Nella vicina Svizzera, proprio in queste ore è riesploso il dibattito dopo che, l’organizzazione di assistenza al suicidio Exit intende aiutare a mettere fine alla loro esistenza anche persone anziani in condizioni non gravi, alle quali è compromessa pesantemente la loro vita. Sin da subito, come sovente accade quando si tratta di temi “forti”, il web si è mobilitato con posizioni contrastanti a sostegno o meno della decisione. In futuro l’organizzazione di assistenza al suicidio Exit intende aiutare a mettere fine alla loro esistenza anche persone anziane che soffrono di malanni che, per quanto non mortali, compromettono pesantemente la loro vita. Lo ha deciso oggi a Zurigo l’assemblea generale dell’associazione, che ha proceduto ad adattare in tal senso gli statuti.Concretamente l’anziano che vorrà accedere ai farmaci necessari per il suicidio forniti da Exit dovrà sottoporsi a valutazioni mediche meno intense di quelle richieste a un paziente più giovane. Il grado di sofferenza potrà inoltre essere minore.Exit verificherà però a fondo le motivazioni della persona che vuole mettere fine alla sua vita, per evitare che la decisione venga maturata su pressione esterna, per esempio dei parenti. Al minimo segnale di questo tipo l’organizzazione rifiuterà il suo aiuto, ha spiegato la presidente Saskia Frei in una conferenza stampa.Vi è da specificare, però che la Svizzera ha avuto il coraggio di regolamentare l’eutanasia passiva, consentendo in alcuni casi la possibilità d’interrompere i trattamenti medici e la somministrazione di farmaci per il dolore, in dosi potenzialmente fatali. L’Eutanasia “attiva” invece è legale solo in due paesi europei, Paesi Bassi e Belgio. Sono una trentina invece in tutto gli italiani andati in Svizzera per non fare più ritorno. Connazionali “che muoiono in esilio”.Al di là del pensiero di ciascuno di noi, su di un tema così delicato, ciò che però emerge nel nostro Paese, secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” e che l’Italia è sempre in ritardo anche sui temi etici e non c’è ancora una legge che regola la fine della vita.È evidente, quindi, da parte di larghe fasce della politica nazionale il volersi sottrarre dalla discussione su temi etici fondamentali che riguardano l’esistenza e la sofferenza di centinaia di migliaia di cittadini.
Lecce, 24 maggio 2014
Giovanni D’AGATA