Metodo Zamboni: un nuovo prototipo di stent progettato per gli impianti venosi
E’ stato pubblicato sul sito della rivista scientifica Phlebology della prestigiosa Royal Society of Medicine uno studio intitolato “Rapporto preliminare su un nuovo prototipo di stent di nuova concezione progettato per gli impianti venosi“.
Secondo alcuni ricercatori italiani dell’Hesperia Hospital di Modena, l’ostruzione venosa a livello ileocavale in entrambe le forme, primarie e secondarie, è una causa importante di insufficienza venosa cronica. Un nuovo approccio terapeutico per questa patologia è emerso con l’introduzione di procedure di stenting che si sono rivelate efficaci, portando a buoni risultati a lungo termine. Tuttavia, attualmente la maggioranza degli stent impiantati sono stati progettati per gli impianti arteriosi e questo può rappresentare un limite in particolari distretti. Lo scopo di questo veloce studio preliminare era di verificare la realizzabilità e la sicurezza di un nuovo stent appositamente progettato per gli impianti venosi nei vasi. E’ stata valutata la sicurezza e la capacità di due stent in nichel-titanio intrecciati ad auto-espansione (Jotec GmbH, Hechingen, Germania) appositamente progettati per protesi endovascolari nelle vene. I due stent, pur essendo basati sullo stesso concetto, hanno un design diverso: lo stent A presenta una forma affusolata prossimale appositamente progettata per ridurre la migrazione, mentre lo stent B non lo fa. Entrambi sono ingrossati alle loro estremità distali e presentano una forza radiale variabile, la lunghezza dello stesso stent, diventando detta forza molto alta nel tratto intermedio. Gli stent sono stati impiantati nella vena giugulare interna di una pecora, mostrando la realizzabilità ottimale. La venografia di completamento ha mostrato la migrazione dello stent B nell’atrio destro. Lo stent A ha mantenuto la sua posizione, confermata mediante ecografia intravascolare. Non è stato rilevato alcun effetto barriera ed è stata ottenuta un’adeguata aderenza ed adattabilità alle pareti venose. In conclusione, secondo gli autori, il design dello stent A corrisponde alle caratteristiche richieste dagli impianti venosi. La stabilità è stata raggiunta anche in presenza di condizioni anatomiche difficili, come nelle vene giugulari. L’implementazione è semplice e precisa in una determinata zona di atterraggio. La forza di resistenza radiale è molto elevata, come richiesto per specfici distretti venosi, ma è anche associata con una buona flessibilità. A seguito di questo veloce rapporto preliminare, sono necessari ulteriori studi.
Fonte: http://phl.sagepub.com/content/early/2014/06/11/0268355514539680.abstract