Per quanto riguarda i principi attivi rilevati negli atleti risultati positivi, si tratta nel 47,8% dei casi di anabolizzanti; seguono gli ormoni e le sostanze correlate (26,1%) e gli stimolanti (13,0%). Nessun atleta è risultato positivo ai cannabinoidi e ai β2-agonisti. Il 25% degli atleti positivi ha assunto tre o più principi attivi vietati per doping. La ricerca delle prestazioni più esasperate ed oltre i propri limiti, un professionismo nel quale vale troppo spesso la regola del “mors tua vita mea”, anche se poi alla fine di doping si può morire, il carrierismo, sono tra le cause, per gli esperti, come rilevato da Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. É chiaro, che date le proporzioni e i milioni di soggetti potenzialmente coinvolti, si tratta ancora una volta di guardare al sistema sanzionatorio nello sport professionistico con la massima severità possibile, ma anche di una riforma culturale nella società anche perché é noto che troppo spesso anche tra i dilettanti e gli amatori si ricorre all’aiutino di qualche sostanza proibita con una alterazione delle reali prestazioni e risultati nelle manifestazioni sportive, ma anche con conseguenti gravi rischi per la salute. La crescita del problema è senz’alcun dubbio dipesa dalla rapida diffusione del consumo sempre maggiore e del commercio legale di farmaci e integratori assunti allo scopo di migliorare le prestazioni sportive o di modificare il proprio aspetto fisico, e da questi il passaggio a sostanze dopanti e farmaci illeciti è spesso molto breve. La circostanza che l’Istituto Superiore di Sanità abbia dovuto creare un vero e proprio settore, il “Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping” per cercare di contrastare il doping anche tra gli amatori deve far riflettere sull’ampiezza della questione. Quindi, continuiamo ad evidenziare e denunciare che la vendita di farmaci in rete sta contribuendo a far dilagare l’aumento del doping fra gli amatori ed addirittura si parla di vere e proprie organizzazioni criminali che utilizzano internet come moderna forma di spaccio per un mercato florido e fiorente quale quello delle sostanze dopanti.
Lecce, 22 giugno 2014
Giovanni D’AGATA