Un Ligure e una Piemontese doc

Racconto scovato e trascritto da Bruno Chiarlone Debenedetti, qui proposto come omaggio alla penna di Mirosa Barbero che ne è l’autrice.
Era una domenica di fine agosto con il sole che giocava a nascondino tra le foglie degli alberi. Con le mie sorelle in mezzo alla campagna eravamo inondate dai colori che ci offriva un bosco poco lontano da noi.
Giulia e Teresa erano intente a raccogliere il radicchio rosso che spuntava in mezzo all’erba medica e intanto canticchiavano.
All’improvviso una voce disse: ”Come cantate bene signorine!” Esse rimasero a bocca aperta. “Non spaventatevi, siamo di Savona, stiamo cercando un gruppo dip artigiani comandati da Milano e come ci hanno spiegato dovrebbe essere da queste parti.” Rispose Teresa: “C’è un gruppo di loro nei boschi del Todocco ma sono comandati dal Biondino.”
A quel punto i ragazzi si presentarono: “Io sono Mario e il mio amico Nino.”
Giulia stava zitta, ma alla vista di Mario rimase folgorata: era un tipo
atletico con lineamenti forti, decisi e ben modellati. Uno sguardo azzurro come
il mare, un sorriso aperto e simpatico che metteva allegria.
Ad un tratto Giulia dice: “Perché non venite a bere un po’ di vino da noi,
visto che siamo vicini di casa? Sarete anche stanchi!” i ragazzi non ebbero
nessuna esitazione ed accettarono subito. Offrirono loro vino bianco di uva
moscato perché lo faceva il padre.
Essi fecero i complimenti al padrone di casa per il buon vino e per la bella
famiglia e poi dissero: “Purtroppo noi dobbiamo andare, ma torneremo a
trovarvi.”
Si misero in cammino, ma fatti pochi metri incontrarono due persone anziane
che venivano da S. Giulia, erano tristi perché gli avevano detto che era stata
uccisa una ragazza che si chiamava Teresa Bracco, una loro parente.
I ragazzi, presi dallo spavento tornarono indietro e presero alloggio in una
cascina vicino alla nostra.
Di sera venivano a giocare a carte con Giulia e Teresa e i genitori. Di giorno
stavano nascosti perché c’erano in giro troppi tedeschi. Passati pochi giorni
trovarono il loro gruppo di partigiani. Mario piaceva molto a Giulia così fiorì
una buona amicizia che pian pia no diventò amore.
Le poche ore che trascorrevano assieme li rendevano felici. Sopportavano il
tempo che li separava di buon animo fino al successivo incontro. Ma purtroppo
di mesi ne passarono tanti fino a quando la guerra finì…
A quel punto non vedevano l’ora di incontrarsi per dirsi quel famoso sì che li
avrebbe legati per tutta la vita. Quel giorno è stato favoloso… avevo 16 anni,
trattenevo a stento l’emozione nel vederli così felici…
Un bel momento mia sorella mi disse che mi avrebbero portata con loro a Savona
così avrei potuto specializzarmi nel cucito. Quindi feci il corso di taglio e
cucito di sera e di giorno cucivo in un negozio.
Rimasi con gli sposi per cinque anni che mi trattarono come una figlia.