Editoriali

Torna ad esporre a Calice Mitsuo Miyahara Grande attesa per il ritorno dell’artista

mostra,pitturaCalice Ligure-Si inaugura oggi pomeriggio alle ore 18 nella Galleria Punto Due di Calice la personale di uno degli artsiti che più sono legati alla storia dell’arte ligure contemporanea che ebbe il suo momento di massimo splendore a Calice Ligure ed Albissola negli anni Settanta. Si tratta dell’artista giapponese Mitsuo Miyahara. La personale è stata organizzata da Alda Fontana e dall’associazione culturale Puntozero: “ Mitsuo – dice nella presentazione della mostra la stessa Fontana- compone la realtà con moduli densi di richiami alle culture ligure e mediterranea: unisce l’incanto che arriva dalla vicinissima costa mediterranea francese, con il viola ed il cielo dell’Impressionismo”. Nato a Tokyo nel 1948 e a 19 anni giunse in Italia. Vi si stabilì, dapprima a Milano dove frequentò l’Accademia di Brera e successivamente a Torino, dove nel 1971 si diplomò all’Accademia Albertina.

Quando ebbe l’occasione di lavorare ed esporre a Calice Ligure fu colpito dalla grande ricchezza di artisti e dal fervore che c’era in quel piccolo borgo dell’ entroterra ligure. Fu così che conobbe, fra gli altri, Scanavino, Mondino Icaro, Stefanoni, Berkeley, De Filippi, Gagliardino, Mariani, Sarri, Venturi, Vescovo e Vigo. Calice in quegli anni era un centro di rilevante importanza nel panorama artistico internazionale. “ La sua formazione culturale- prosegue la Fontana- orientale, giapponese, di antica storia, impregnata di msiticismo e significati nascosti si incontra, non si scontra, con le luci , il colore, la cultura del paesaggio occidentale, mediterraneo”. Artista acclamato ed amato dal pubblico e dalla critica torna ad esporre a Calice Ligure dove incontrerà tanti amici ed estimatori che sempre l’ hanno nel cuore: “ E’ una gioia- dice Daniele Decia, gallerista e critico d’arte- rivedere Mitsuo a Calice dove ha tanti amici. Le sue scritture automatiche, che poi sono il segno che più l’ hanno reso famoso, sono vicine all’astrattismo storico. In esse segno e colore infatti si muovono disinvoltamente sulla tela pur disponendosi con un ordine ben stabilito. Gusto raffinato della grafica e sapiente uso del colore completano l’opera”.

CLAUDIO ALMANZI

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