Meridiana: USB basta a linciaggi a Orologeria. Caso 1600 licenziamenti
CRISI MERIDIANA: USB, BASTA LINCIAGGI A OROLOGERIA
SULLE SPALLE DI 1600 LICENZIAMENTI
Dopo un articolo a firma Gian Antonio Stella (apparso sul Corriere della Sera il 28 settembre scorso) in merito ad una specifica vicenda riguardante due assistenti di volo, sembra passata in secondo piano la macelleria sociale che coinvolge 1.600 lavoratori Meridiana e le loro famiglie.
“L’USB si astiene da qualsiasi valutazione sul percorso scelto per tutelare la propria salute e quindi i propri diritti dai due lavoratori al centro dell’articolo di Stella – afferma Francesco Staccioli dell’USB Lavoro Privato – un percorso non sindacale, che appartiene alla loro sfera familiare e personale”.
“Quello che appare davvero singolare è il fatto che quell’articolo, o le fonti che l’hanno ispirato, taccia sulla realtà delle cose, ovvero – evidenzia Staccioli – che la base di servizio della compagnia MeridianaFly di Malpensa, a cui appartengono i due lavoratori al centro di tanta attenzione, praticamente non opera alcuna attività di volo dalla seconda parte del 2012, sia a causa della messa a terra di aerei sia per il massiccio travaso di attività verso la controllata AirItaly. Questa situazione ha impedito, e impedisce tuttora, alla stragrande maggioranza di naviganti e personale di terra di lavorare, meno che mai di poter rientrare dalla cassaintegrazione, tanto da vedere le proprie reiterate richieste puntualmente respinte dalle funzioni aziendali”.
“Un articolo scritto da giornalista importante su una testata prestigiosa avrebbe dovuto contemplare almeno il contraddittorio, inquadrando il fatto citato nel suo contesto reale, fatto di 1.600 licenziamenti. Ma forse non era questo l’obiettivo dell’articolo”, si interroga il dirigente USB.
“Aspettiamo fiduciosi che lo stesso giornale, od altri organi di informazione più attenti alla realtà mondo del lavoro, si interessino a capire come sia possibile che un’azienda storica licenzi tutto il personale, un altro disastro industriale di un Paese allo sfascio, da dove nasca questa situazione e di chi siano le effettive responsabilità, che non possono essere scaricate sui lavoratori del trasporto aereo”, conclude Staccioli.
Roma, 3 ottobre 2014
Ufficio Stampa USB