Salute

Chirurgia plastica, ginecomastia sempre più soft Interventi mini-invasivi per togliere il seno nell’uomo

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Francesco Alia

Interventi mini-invasivi per togliere il seno nell’uomo

Condizione che interessa circa il 5% della popolazione maschile. «Cattiva alimentazione, alcuni farmaci e anabolizzanti sono alla base di una situazione induce anche problemi sociali. Le moderne tecniche portano a risolvere il problema in poco tempo», spiega Francesco Alia chirurgo plastico

Una cattiva alimentazione, alcuni farmaci, l’uso di cannabis e l’assunzione di ormoni anabolizzanti utilizzati solitamente per gonfiare i muscoli sono le cause della presenza del seno nell’uomo. È questo un fattore di disagio sociale al quale è possibile porre rimedio con tecniche sempre più mini invasive. «Oggi è possibile dare una risposta definitiva al problema con interventi ambulatoriali. E in pochi giorni tornare alle normali attività quotidiane. Parliamo di una ginecomastia sempre più “soft” che capace di dare soluzioni definitive», annuncia Francesco Alia, chirurgo plastico con studi a Milano e Cagliari.


Il seno nell’uomo non è così raro. «Parliamo di una condizione che solitamente colpisce soprattutto i giovani under 30 e gli adulti over 60; alcune stime americane parlano di circa il 5% della popolazione maschile interessata. Le cause possono essere alcune sostanze che si assumono in modo più o meno volontario: per esempio antidepressivi o farmaci a base di digitale, cannabis e sostanze dopanti o integratori alimentari. Gli ormoni anabolizzanti, utilizzati da molti uomini per far crescere la massa muscolare, sono la causa principale delle ginecomastie soprattutto tra i 25 e i 40 anni. A questo si aggiungono gli estrogeni sintetici presenti nella catena alimentare».

La soluzione è nelle mani del chirurgo plastico. In Italia nel 2013, secondo i dati raccolti dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe), l’intervento di ginecomastia è stato il decimo più praticato tra tutti: sono stati quasi 6.000 gli uomini che si sono sottoposti ad una riduzione del seno. «Sono in crescita le richieste che registro. Un fenomeno dettato non solamente da un certo malessere psicologico che questa condizione può indurre, ma anche dal fatto che i fattori esterni – volontari e non – sono sempre più frequenti», afferma Alia. «Se con la sola presenza di grasso in eccesso normalmente si indica la cosiddetta ginecomastia “falsa”, la presenza di uno squilibrio ormonale indica quella definita come “vera”».

Risolvere il problema è possibile. Due le tecniche, spiega Alia: «Con il laser si scioglie sia l’eccesso adiposo che quello ghiandolare. I tessuti disciolti vengono poi rimossi con piccole cannule collegate a un aspiratore. Il raggio laser viene veicolato nel tessuto mammario mediante una sottile fibra ottica collegata alla microcannula. L’effetto termico, oltre a sciogliere l’eccesso ghiandolare e adiposo, provoca una retrazione della pelle, permettendo così di rimodellare in maniera ottimale la regione mammaria. Il laser viene utilizzato in alcune situazioni particolari, dove la presenza del seno viene determinata soprattutto dall’eccesso di grasso nella zona». L’altra tecnica è prettamente chirurgica. «Si asporta chirurgicamente la ghiandola attraverso una incisione periareolare (è simile a quella per la mastoplastica additiva della donna) e si rimodella poi la componente adiposa con la liposuzione. In rari casi può essere necessario eliminare la pelle in eccesso. Sono interventi eseguiti in regime ambulatoriale o in day hospital con anestesia locale con sedazione cosciente, ma in presenza di un anestesista esperto. Al termine della procedura è necessario indossare una guaina compressiva. Dopo 1-2 ore di osservazione è possibile tornare a casa. Si può tornare alle normali attività dopo un paio di giorni».

 

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