Nelle giugulari malformate di pazienti affetti da Insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI, patologia venosa scoperta da Paolo Zamboni, Università di Ferrara) sono presenti importanti cambiamenti biochimici: esse contengono più calcio del normale.
READ THE ENGLISH PRESS RELEASE
Lo rivela lo studio “Calcium micro-depositions in jugular truncular venous malformations revealed by Syncrotron-based XRF imaging” –pubblicato oggi su ‘Scientific Reports’, rivista del prestigioso Gruppo Nature – che ha utilizzato per la prima volta su questo tipo di tessuti una microscopia con luce di sincrotrone, tecnologia molto più avanzata delle normali microscopie e radiografie, grazie alla quale si riescono ad ottenere informazioni chimiche oltre che morfologiche impossibili da rilevare con i metodi investigativi tradizionali.
“Lo studio è stato stimolato dalla recente scoperta di ‘anormalità’ delle vene giugulari definite come ‘malformazione venosa trunculare’ (ossia, che si sviluppa nel feto tra il terzo e il quinto mese di gravidanza, ndr), e dal desiderio di investigare sulla natura di microanomalie suggerite dalle analisi istologiche nelle pareti di queste vene” ha dichiarato Lorella Pascolo, ricercatrice biochimica dell’IRCSS Burlo Garofolo di Trieste e Principal Investigator dello studio, “e per meglio comprendere il legame tra drenaggio venoso cerebrale e disordini neurodegenerativi, recentemente associati a tali malformazioni”.
Paolo Zamboni, responsabile del Centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara, ha scoperto sette anni fa, nei malati di sclerosi multipla, la presenza di una nuova patologia vascolare, chiamata CCSVI. Studi indipendenti internazionali sembrano indicare che tali malformazioni venose sono associate anche ad altre malattie neurodegenerative. Zamboni è stato sempre affiancato in questo percorso dal neurologo Fabrizio Salvi, dell’Ospedale Bellaria di Bologna.
“Abbiamo analizzato numerosi segmenti di vene di alcuni pazienti con CCSVI e SM, e li abbiamo confrontati con altrettanti corrispondenti segmenti di persone sane – ha spiegato la dott.ssa Pascolo. La novità tecnica e la conferma dei dati ci viene dall’aver fatto le analisi presso tre diversi sincrotroni (il Sincrorone Elettra a Trieste, ESRF in Francia, e il sincrotrone di Clayton in Australia), complementari tra loro poiché ciascuno con proprietà e potenza di analisi particolari”.
Ebbene, la combinazione di tutte le microscopie ha dimostrato la presenza di precipitati di calcio, ossia microcalcificazioni nelle vene giugulari CCSVI, in particolare a livello dei microvasi. Calcificazioni che assomigliano, dal punto di vista chimico, alle microcalcificazioni dell’arteriosclerosi, è scritto nell’articolo.
Tali calcificazioni, afferma lo studio che oggi ha conquistato le pagine di ‘Scientific Reports’, sembrano indicare che le pareti venose analizzate siano sottoposte a uno stress cronico.
Naturalmente, c’è bisogno di ulteriori ricerche e conferme per comprendere il significato patogenico di questi microdepositi di calcio, precisa lo studio.
“Si è trattato di uno studio esplorativo, che apre la strada all’applicazione di tecniche avanzate con luce di sincrotrone in ambito clinico” sottolinea Lorella Pascolo”. “Come sempre accade con questo tipo di tecnica avanzata – precisa – si inizia con pochi campioni, poiché tempi e modalità sono molto particolari. Adesso si potrà andare avanti, aumentare la casistica”.
Per l’Associazione CCSVI nella SM, “questo studio rappresenta un ulteriore significativo tassello di un mosaico che va completandosi sull’insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Un risultato di cui cogliamo la portata scientifica e le sue possibili ricadute. Un’analisi che rafforza la possibilità di capire i meccanismi della CCSVI e che nutre le speranze di chi aspetta aiuto solo dalla libera ricerca”.
Bologna, 7 Ottobre 2014
Fonte: Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla Onlus (http://www.ccsvi-sm.org/node/2069)