Le vite degli altri intercettate da un sito russo che spia attraverso la webcam
È allarme per la privacy in Europa. Sarebbero migliaia le immagini rubate in streaming alle telecamere dei pc in giro per il mondo. Intervenga anche il Nostro Governo per tutelare la nostra privacy
È allarme per la privacy dei cittadini europei. Un nuovo scandalo che riguarda la privacy dei cittadini rimbalza dalla Gran Bretagna e potrebbe aver coinvolto, almeno in astratto il diritto alla riservatezza anche di nostri concittadini.
Secondo la Bbc un sito russo pubblica immagini in tempo reale che arrivano da migliaia di webcam e telecamere a circuito chiuso in tutto il mondo, permettendo così di spiare quello che accade nelle case di privati cittadini e in tutta una serie di luoghi pubblici. Fra le immagini che vengono inviate in streaming dal sito ci sono ad esempio quelle che arrivano da alcune webcam usate per controllare i bambini nella loro cameretta, o da uffici e palestre nel Regno. Secondo gli esperti, gli hacker riescono molto facilmente a recuperare online le password delle telecamere, che in molti casi sono quelle assegnate per ‘default’ dal costruttore.Le autorità britanniche hanno chiesto ai cittadini in possesso di questi apparecchi di cambiare la chiave d’accesso per aumentarne la sicurezza. Sul sito sono indicizzate circa 500 webcam dalla Gran Bretagna, 4600 dagli Stati Uniti, oltre 2mila dalla Francia, più di 500 da Hong Kong, quasi 700 dall’Italia. Ma l’elenco è molto lungo e comprende numerosissimi paesi dal Cile alla Polonia, passando per la Turchia, la Colombia e la Cambogia.Anche Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva che questo colpo inflitto alla privacy dei cittadini, ove confermato, è un fatto gravissimo e assolutamente non tollerabile. Attendiamo, quindi, che il neogoverno italiano non rimanga supino di fronte all’ennesima prova della violazione di diritti fondamentali dei cittadini e che risponda fermamente chiedendo una condanna a livello internazionale, affinché non si ripetano più questioni analoghe.
Lecce, 22 novembre 2014
Giovanni D’AGATA