Questa tecnologia è stata sviluppata all’interno del progetto europeo Bridge e si basa sul fatto che prima di un’eruzione si assiste a un aumento della percentuale di biossido di carbonio nel fumo che esce dal cratere.
Poter quindi misurare la quantità di CO2 è di enorme importanza, poiché una sua crescita lascerebbe pensare a un’eruzione imminente.
Le tecniche disponibili sinora per compiere questa operazione, però, sono«rare, lente, pericolose e complesse anche per la difficoltà della distanza»come ricorda l’Enea; Billi, invece, può operare in tutta sicurezza e con grande efficienza anche a 1 km di distanza.
Il sistema di specchi di cui è dotato, inoltre, permette di dirigere il fascio laser con precisione nella zona del pennacchio vulcanico che si vuole investigare, come hanno dimostrato i test condotti dal 13 al 17 ottobre scorso alla solfatara di Pozzuoli.
Billi è stato presentato a Monaco di Baviera, presso l’Agenzia Aerospaziale tedesca, e le sue applicazioni non si limitano ai vulcani: secondo l’Enea è possibile adoperarlo anche per effettuare rilevamenti nei luoghi in cui si sia sviluppato un incendio e, in generale, dovunque ci siano emissioni dovute a combustione.