Il Coisp scrive al Capo della Polizia Pansa
AL SIGNOR CAPO DELLA POLIZIA
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
Prefetto Alessandro PANSA
OGGETTO: Il lapsus freudiano.
Preg.mo Signor Capo della Polizia,
Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, sosteneva che i processi psichici inconsci esercitano influssi determinati sul pensiero. Il lapsus – un vocabolo latino che in genere viene tradotto con termini come errore o caduta – è stato interpretato da Freud con una chiave di lettura originale, che ha suscitato varie riflessioni sia sul versante teorico che su quello clinico. Dal punto di vista teorico il lapsus rappresenta per lui il prototipo del conflitto psichico, un meccanismo presente in tutti gli esseri umani che nasce dalla contrapposizione tra esigenze interne contrastanti e che porta frequentemente allo sviluppo di “formazioni di compromesso”.
Tra poco tempo, il prossimo 14 aprile, cadrà un poco edificante anniversario: un anno da quando ad un poliziotto è stato attribuito dal suo “comandante in capo” il poco edificante attributo di “cretino”. Molte volte, chiunque si sia trovato ad operare in piazza lo sa, capita di essere bersagliati da insulti di vario genere e natura. Tutte cose sgradevoli, ma mai ci saremmo immaginati – e tutti i sindacati compatti lo hanno stigmatizzato – di dover aggiungere al coro dei “denigratori a prescindere”, degli acefali insultanti, nientemeno che il Capo della Polizia!
Si disse, appunto: “è stato un lapsus, una caduta di stile” che, tra l’altro, dai numerosi cortigiani pronti a raccogliere qualsiasi briciola, anche la più disgustosa ed indigesta, che cade dalla tavola del potente, non fu affatto censurata. Anzi, qualcuno disse che in fondo il Capo aveva ragione, che diceva con chiarezza (e così sdrammatizzava l’accaduto) che certi comportamenti in una manifestazione di piazza non sono tollerabili e che chi li pone in essere deve essere relegato nel limbo dei cretini, appunto, di gente da evitare e basta. Vuoti a perdere.
In realtà, questa patente di cretinismo denota – glielo diciamo con franchezza, caro Capo della Polizia – un incomprimibile flusso di pensiero che porta a valutare con fastidio, misto a disprezzo e sufficienza, qualsiasi aspetto che riguardi il personale che, in maniera intollerabile per l’establishment, tende a porre questioni e problematiche che per i papaveri più alti appaiono intollerabili e, per certi versi, incomprensibili. “Come fanno costoro a porre problemi di diritti, di dignità del lavoratore? Come possono frapporsi alla visione totalmente padronale che gli indiscussi vertici hanno dell’Amministrazione che considerano cosa di loro proprietà? È questo che Lei pensa, Signor Capo della Polizia? E con Lei i suoi accoliti e cortigiani? Perché è proprio questo che traspare dalla Sua attività!
In realtà, Lei dimentica che nemmeno il più accanito conservatore tra gli imprenditori e capitani d’impresa sognerebbe di trattare i propri dipendenti come il Suo Dipartimento fa con i poliziotti! Mai oserebbero non pagargli gli aumenti e gli stipendi, ad esempio, perché qualcun altro non ha fatto il proprio dovere ed ha trattato la questione con sconvolgente trascuratezza. O meglio: se ciò accadesse quel qualcuno, come nel nostro caso la Direttrice del TEP o il Direttore Centrale del Personale, farebbe fagotto presto e con ignominia. Da noi no. Nulla succede e tutto deve, proprio dai “cretini”, essere tollerato e compreso…
E’ proprio vero: la patente di “cretino” da Lei affibbiata ad un poliziotto è frutto di un lapsus, ma non nel senso che ha erroneamente espresso, cioè è sfuggito, ciò che in realtà non pensava, bensì, ha espresso con efficacia (ma di sicuro inopportunamente) ciò che pensa! Cioè che siamo, ai Suoi occhi, irrimediabilmente dei fastidiosi idioti, appena tollerabili. Non lo dice mai, ma quella volta Le è sfuggito…
Che questa sia l’amara verità, che siamo in presenza di “formazioni di compromesso”, come le intende Freud, è testimoniato dalla inqualificabile vicenda degli adeguamenti stipendiali e dal contestuale passaggio al sistema Noipa.
Dire che siamo in presenza di cialtroneria è dire poco. Lo abbiamo chiarito, in parte, nella lettera n. 44/15 del 18 gennaio 2015, allegata alla presente come pro-memoria. Come si possono seraficamente ignorare leggi dello Stato, come l’art. 172 della legge 312/1980, che contiene disposizioni per la sollecita liquidazione del nuovo trattamento economico, e conoscerne altre, come la 1137/1970 che prevede il controllo preventivo (e non la registrazione!) dell’Ufficio Centrale di Bilancio per i decreti di attribuzione del trattamento economico superiore a dirigenti e funzionari? La risposta è tragicamente semplice. Mentre la legge che prevede il controllo, legittimo per carità, contempla attività che sono a garanzia dei signori del TEP, la prima, quella che, invece, prevede la sollecita liquidazione contiene una parolina assai indigesta a costoro: “autorizza”. In sostanza attribuisce loro una possibilità di scelta, una facoltà, insomma un’assunzione di responsabilità. Vade retro! Avrà sicuramente urlato la direttrice del TEP, ispirandosi a don Gabriele Amorth in uno dei suoi esorcismi, quando scaccia il demone della responsabilità.
Costoro e, ci dispiace dirlo, anche Lei, Capo della Polizia, aborriscono tale ipotesi. Assumersi una qualsiasi responsabilità, soprattutto quando ciò è a beneficio dei “cretini” è un abominio. E’ l’unica regola che immancabilmente viene seguita.
Diversi sono il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e quello della Guardia di Finanza che, invece, del governo del personale (come lo chiamano i militari) se ne fanno un punto d’onore.
Questo implacabile parallelismo non turba certo Lei, Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, che con il tempo è sempre meno Capo e sempre più Direttore…
Che importa che gli Ufficiali delle altre due grandi Forze di Polizia si sono giustamente intascati i loro sacrosanti aumenti ed i dirigenti e funzionari della Polizia di Stato dovranno aspettare tra marzo e maggio? Tra marzo e maggio! Ma ci rendiamo conto?? Ma se io devo pagare le tasse, la mensa dei figli a scuola, il bollo della macchina, il mutuo, che faccio, lo pago quando cavolo mi pare? Perché non pensa, Signor Capo della Polizia ai tempi lontani in cui ordinava ad un suo funzionario di fare questa o quell’indagine, di scrivere quell’appunto, di svolgere un servizio di ordine pubblico? Che cosa gli rispondeva quello: “Si ci vado, ma tra tre o quattro mesi???”
Tempo addietro (lettera n. 700/14 del 26 luglio 2014, che alleghiamo per ulteriore promemoria) abbiamo scritto dell’insopportabile impunità di cui i nostri vertici godono. Si diceva: “Stiamo parlando, Signor Capo della Polizia, di quella giustizia che ci fa sentire insopprimibile il desiderio di stigmatizzare condotte che non troveranno altra voce se non quella del Sindacato indirizzata a Lei, con una terminologia che spesso non riesce neppure ad esprimere appieno la rabbia di un’intera categoria che ogni giorno prova sempre più sdegno nei confronti di certi individui di quest’Amministrazione che, per il loro modo di agire, non avrebbero mai meritato di indossare questa divisa della Polizia di Stato, dentro la quale molti uomini e donne hanno perso la vita non certo per consentire a tali individui di porre in essere prepotenze e di mostrarsi strafottenti anche del più comune buon senso se non delle stesse norme che dovrebbero rispettare”. Ebbene, tutto continua come prima.
Vogliamo parlare di Noipa? Vergogna è dire poco, eppure lo avevamo detto e ridetto che non era il caso di avventurarci subito in questa impresa! Sembra di ricordare tempi lontani e non rimpianti in cui si andava in guerra in Russia con le scarpe di cartone, anzi, la truppa andava…., i capi se ne stavano al calduccio!
Indennità non conteggiate e non versare, addebiti in conto corrente mai autorizzati, attribuzione del c.d. bonus Renzi in maniera erronea, ma tanto poi si fanno i conguagli. Una Caporetto!
Riteniamo che chi è al vertice di questa Amministrazione, e non può ritenersi esente da responsabilità, debba recitare un mea culpa e farsi da parte. Sarebbe un gesto diretto a salvaguardare almeno l’onorabilità della persona. Il resto sono solo lapsus.
Con profondissima stima,
Il Segretario Generale del Co.I.S.P.
Franco Maccari