Maschio britannico e italiano: ecco come piace
RUGOSO E ROTONDETTO (MA ANCHE UN PO’ “VERO UOMO”) CONTRO LISCIO E PALESTRATO
In Gran Bretagna, secondo i dati della BAAPS – British Association of Aesthetic Plastic Surgeons, gli interventi di chirurgia estetica per lui nel 2014 sono diminuiti del 15%. Invece in Italia, secondo la previsione della SICPRE Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, gli uomini che si concedono il “ritocchino” sono sempre di più
Roma, 30 gennaio 2015
In Gran Bretagna per gli uomini si afferma il look “rugoso” e “rotondetto”, in cui i chili di troppo (ma anche il nasone) sono comunque tollerati; in Italia la tendenza è verso visi sempre giovani e “perfetti” e profili corporei che hanno pochissimo, o niente, di troppo.
Appena elaborati dalla società britannica di chirurgia estetica (BAAPS) i dati relativi agli interventi eseguiti nel 2014 evidenziano una flessione del 15% per tutti i principali interventi eseguiti su pazienti maschi in Gran Bretagna.
In ordine di rilevanza numerica, per quanto riguarda gli uomini è in calo l’intervento più eseguito, quello alle palpebre (-4%); la rinoplastica (-30%); la riduzione della ginecomastia, ovvero il “seno” negli uomini (-10%); la lipoaspirazione (-10%); la correzione delle orecchie a ventola (-15%); il lifting (-10%).
Come vanno le cose tra i maschi italiani? “I nostri dati statistici relativi al 2014 non sono ancora definitivi, ma non ci sono dubbi sul fatto che la tendenza sia diversa – spiega Fabrizio Malan, presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, SICPRE, che con circa 1.200 soci rappresenta l’80% dei chirurghi plastici nel nostro Paese -. In Italia le richieste degli uomini per la riduzione della ginecomastia, per la lipoaspirazione dei fianchi e per gli interventi anti-age al viso non hnno conosciuto una diminuzione, semmai un lieve aumento. Per quanto riguarda la rinoplastica, è da sempre uno degli interventi più eseguito dagli uomini, a cui se appena è possibile non si rinuncia”.
“Se appena è possibile”, ovvero se le condizioni economiche lo consentono, perché, come sottolinea ancora Malan “anche la chirurgia estetica è un bene di consumo e come tale risente dei periodi di crisi. Ecco perché la chirurgia estetica in Italia presenta un andamento che non ha niente a che vedere con quello in forte crescita registrato ad esempio dalla nostra società ‘gemella’, l’ASPS, American Society of Plastic Surgeons”.
Il “vado bene come sono” degli uomini inglesi
contro il “voglio diventare meglio” di quelli italiani
Secondo i dati BAAPS, nel 2014 gli interventi di chirurgia estetica sono complessivamente diminuiti del 9% (attestandosi a quota 45.406, uomini e donne insieme), una flessione che viene messa in stretta relazione con l’aumento a doppia cifra registrato nel 2013, anno che per la Gran
Bretagna ha sancito la fine della crisi. Il calo del 2014, quindi, ha innanzitutto il significato di un ritorno a una situazione e a un mercato normale, in cui l’ “effetto euforia” si è un po’ smorzato, seppure in una buona situazione economica.
Non sono quindi i soli dati economici a spiegare l’ “allontanamento” dei maschi britannici dalla chirurgia estetica, proprio come i dati economici italiani non sono sufficienti a spiegare l’avvicinamento dei nostri connazionali.
“Tra britannici e italiani sono diversi i modelli estetici di riferimento – dice Malan – oltre ovviamente alle normali condizioni di vita: noi andiamo in spiaggia e ci mettiamo il costume, mentre loro hanno minori occasioni per farlo. Ancora, negli uomini italiani negli anni si assiste al progressivo diffondersi di un atteggiamento di maggior cura e attenzione al proprio aspetto, mentre proprio secondo la British Association of Aesthetic Plastic Surgeons il modello che prende piede oltre la Manica è quello di uomini che si tengono le proprie rughe e scelgono uno stile da ‘uomini veri’, senza prestare troppa attenzione ai propri difetti”.
A proposito di ideale estetico, la BAAPS evidenzia anche la tendenza delle signore verso mastoplastiche additive più contenute e più discrete, con una netta dimensione delle protesi. Ma, anche qui, siamo italiani, non inglesi!
“In generale le richieste vanno verso risultati più naturali e armoniosi – dice ancora Malan – ma in Italia nella maggior parte dei casi, le pazienti chiedono una terza”. E la differenza, su chi prima ricordava una tavola, si vede, eccome.
CHI È LA SICPRE
La SICPRE, Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, è la più antica, prestigiosa e rappresentativa associazione di Chirurghi Plastici in Italia. È stata fondata a Roma nel 1934 e conta oggi circa 1200 soci, pari all’80% degli specialisti presenti nel nostro Paese. La SICPRE è gemellata con la prestigiosa ASPS, American Society of Plastic Surgeons e con l’ISAPS, International Society of Aesthetic Plastic Surgery.
www.sicpre.it