L’intervento, di cui danno notizia i principali quotidiani inglesi, è stato portato a termine al Papworth Hospital nel Cambridgeshire su un 60enne. L’uomo ha ricevuto un cuore da un cadavere. L’intervento è perfettamente riuscito. Fino ad ora era stato possibile trapiantare cuori ancora in funzione da pazienti in stato di morte celebrale. Ma i chirurghi dell’ospedale britannico come nei casi australiani, hanno dimostrato che anche un cuore morto può essere riattivato. Il primo intervento è stato portato a termine un mese fa, ed il paziente che ha ricevuto il nuovo cuore “morto” si sta riprendendo bene. Secondo i medici inglesi, la nuova tecnica potrebbe determinare un incremento di un quarto dei trapianti di cuore nel Regno Unito, permettendo di salvare centinaia di vite. Il cuore morto è stato riattivato nel ricevente attraverso una pompa che ne ha permesso il monitoraggio per un’ora, in maniera da accertarne l’efficienza. Tutto questo è stato possibile, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, grazie allo sviluppo di una soluzione protettiva e di una tecnologia che permette di preservare il cuore, di risuscitarlo e di monitorare la sua funzione.La squadra medica australiana ha lavorato a questo progetto per 20 anni e intensivamente negli ultimi quattro Questa nuova tecnica permetterà di effettuare trapianti cardiaci in molti paesi del mondo in cui la definizione di morte non è la morte cerebrale ma quella cardiaca.
Lecce, 27 marzo 2015
Giovanni D’AGATA