Tortura? Essere aggrediti a morsi durante un controllo
Se ne parla tanto, anche a sproposito, si parli anche di quello che subiamo noi”
“Si parla tanto di tortura, spesso del tutto a sproposito, ma insistiamo a ripetere che se ne parla a senso unico, e cioè solo per dare addosso alle Forze dell’Ordine. Non se ne parla infatti rispetto ai casi che non ci riguardano, ma soprattutto non se ne parla rispetto ai casi che ci riguardano perché siamo noi a subirla. Tortura? Essere aggrediti a morsi per un banale controllo, ecco cosa lo è”.
Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, torna a inserirsi nel dibattito che da giorni tiene banco a proposito dell’introduzione del reato di tortura.
“A Pavia – aggiunge Maccari -, due giorni fa alcuni Carabinieri hanno fermato un uomo per un banale controllo, stabilendo che ci fossero gli estremi per ritirargli la patente, e lui per tutta risposta ha reagito aggredendo i militari a morsi. Stessa sorte per un collega a Roma, non molti giorni fa, quando gli è stato staccato a morsi un pezzo di pelle fra pollice e indice con tanto di successivo ricovero in ospedale. E poi Prato, dove l’equipaggio di una Volante è stato aggredito a calci e pugni da una coppia di coniugi ubriachi e il Capopattuglia è stato morso con violenza, con immancabili cure in ospedale e sei giorni di prognosi… L’elenco potrebbe proseguire all’infinito… Servizi ordinari, che potrebbero sembrare banali, ma durante i quali andiamo incontro a situazioni inimmaginabili, imprevedibili, le più varie, ma che hanno tutte un comun denominatore: la volontà di quelli che ci troviamo di fronte di farci più male possibile, di farci soffrire, di accanirsi e sfogare su di noi tutta la violenza e la frustrazione e la rabbia possibile. Rischi continui di ogni genere, che causano patemi e ansie e paure, oltre che ferite nel fisico, niente affatto banali. E il tutto condito dal terrore di non potersi difendere senza finire in un mare di guai di ogni genere, perché a noi non è dato difenderci”.
“Beh – conclude Maccari – se è logico pretendere che non esista la tortura ciò deve valere per tutti, e deve valere anche la possibilità di non farsi torturare, in strada, nelle piazze, negli stadi, in Parlamento, nelle aule giudiziarie, e in nessun altro posto dove noi invece siamo le vittime predestinate e completamente abbandonate a se stesse”.