Aggressioni violente sedate con rischi gravissimi, Il Coisp:
“Noi ancora senza mezzi adeguati e inoltre ci impediscono ogni giorno di più di difenderci”
“I tre gravi episodi di violenza avvenuti a Milano e Fermo, e risolti grazie all’intervento dei colleghi dimostrano, come del resto accade quotidianamente in ogni angolo del Paese, quanto rischioso sia una lavoro rispetto al quale ancora ci troviamo sguarniti di strumenti moderni ed adeguati a ridurre i rischi, ancora e sempre esposti alla violenza cieca ed irrefrenabile di quasi tutti quelli con cui abbiamo a che fare quando ci giunge una richiesta di intervento, eppure ancora oggetto di provvedimenti e interventi scellerati mirati a ridurre sempre di più, praticamente annullare la possibilità di difenderci o di agire efficacemente per tutelare la sicurezza altrui e però anche la nostra”.
E’ quanto afferma Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, a seguito di tre gravi episodi di cronaca verificatisi a Milano e Fermo nei giorni scorsi.
A Milano, in particolare, la violenta aggressione subita dall’equipaggio del 118 giunto presso un campo rom da dove era pervenuta una richiesta di aiuto per un malore generico di un uomo. I sanitari sono stati presi a calci e pugni da una decina di rom e l’ambulanza è stata loro sottratta e portata all’interno del campo, ed ha anche subito dei danneggiamenti. Sempre a Milano, poi, un afghano in stato di ebbrezza ha infierito contro auto parcheggiate danneggiandone cinque. A Fermo, invece, un nigeriano in preda a un raptus con una paletto in ferro sradicato qualche attimo prima in un parcheggio ha distrutto cinque vetrine di negozi e devastato sedici auto in sosta; l’uomo era talmente fuori controllo che è stato necessario portarlo nel vicino ospedale.
“Tutti scenari di una violenza che pochi possono realmente immaginare -insiste Maccari-. Certamente non li immaginano gli illuminati politici che continuano ad additarci ed a dipingerci come potenziali violenti e torturatori parandosi dietro all’uso dei pochi e scarsi strumenti di difesa che abbiamo e che adoperiamo per tentare di tornare a casa dalle nostre famiglie tutti interi. Scenari che per noi sono la quotidianità, con tutti i gravissimi rischi che portano con sé, e cui adesso si aggiungono anche la paura e l’ansia di non poter reagire per fare il nostro mestiere e per non subire la tortura dell’altrui incontrollata violenza senza finire per questo anche in un mare di guai immeritati, ingiusti, che sono una violenza peggiore delle botte che riceviamo da ubriachi, pazzi e violenti di turno”.