Secondo gli autori, alla fine del 2014 l’iniezione di interferone beta era il trattamento standard “modificante della malattia” per i pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente, in mancanza di un’alternativa migliore. L’Alemtuzumab (nome Lemtrada, Genzyme Therapeutics), un anticorpo monoclonale antilinfocitario prima utilizzato in alcuni tipi di leucemia, è autorizzato nell’Unione Europea, ad un dosaggio diverso, per i pazienti con sclerosi multipla. La valutazione clinica nella sclerosi multipla si basa su tre studi in aperto confrontando l’Alemtuzumab con l’interferone beta-1a. Questi studi erano tutti di parte a favore dell’Alemtuzumab e quindi non riescono a stabilire il valore potenziale di questo immunosoppressore. Nel complesso, gli effetti collaterali, compreso il più grave, erano più frequenti con l’Alemtuzumab rispetto all’interferone beta-1a. Gli effetti collaterali dell’alemtuzumab riportati in questi studi erano già stati osservati nei pazienti oncologici. Comprendevano reazioni all’infusione potenzialmente gravi, nonché il rischio di infezioni e di cancro a causa dell’immunosoppressione intensa e prolungata. Al dosaggio autorizzato per la sclerosi multipla, sono particolarmente frequenti e gravi le malattie autoimmuni, come i disturbi alla tiroide e la porpora immune trombocitopenica. In pratica secondo gli autori, i pazienti con sclerosi multipla hanno già difficoltà a far fronte alle conseguenze negative della loro malattia di base; non dovrebbero essere sottoposti ai gravi effetti collaterali dell’Alemtuzumab, soprattutto a causa dell’assenza di alcun beneficio provato.
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25897458