Manifestanti contro la Polizia a Mestre. Interviene il COISP
“Questo e tanti altri esempi, testimoniano come la città sia ostaggio di una mentalità che tutto giustifica pur di contestare. Ma la legge è legge, per tutti”
“Le assurde immagini cui abbiamo assistito a Mestre, in occasione del comizio di Salvini, sono solo l’ennesimo esempio di come questa città, come altre, sia letteralmente ostaggio di una mentalità che per principio giustifica tutto pur di contestare. Una mentalità che, è innegabile, si riscontra immancabilmente con aree e gruppi che fanno capo ai centri sociali costantemente protagonisti di azioni di disturbo che finiscono puntualmente per andare contro le prescrizioni di legge. Una mentalità che, a sua volta ed ‘a cascata’, legittima l’atteggiamento di altri che si comportano come se intere porzioni di territorio fossero esenti dalle medesime regole che valgono per tutti i cittadini. Ma per chi fa sicurezza questo è inaccettabile, e non ha nulla a che fare con il diritto di dissentire, perché le Forze dell’Ordine devono far rispettare la legge, che vale per tutti allo stesso modo, non è che valga di meno se uno ritiene di avere un buon motivo per violarla, o se altri giustificano chi lo fa!”.
Questa l’analisi di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, a seguito degli scontri avvenuti a Mestre, in occasione della visita del leader della Lega, Matteo Salvini, dove un corteo di manifestanti che portava al seguito gommoni ed altri oggetti impropri per raggiungere la piazza del comizio è andato contro lo sbarramento della Polizia, rendendo necessario un intervento per farlo arretrare. Questo mentre un’altra notizia riempiva le cronache dopo che, in un altro quartiere di Mestre, un uomo è stato accoltellato dopo aver protestato contro due tunisini che si erano allacciati abusivamente al suo contatore dell’elettricità, occupando peraltro anche abusivamente l’abitazione adiacente a quella del malcapitato.
“La prepotenza della cosiddetta ‘disobbedienza’, ma anche l’arroganza di chi viola la legge ‘allegramente’ in tanti luoghi ritenuti una sorta di Far West dove le Forze dell’Ordine non dovrebbero aver voce in capitolo – insiste Maccari -, sono la concreta conseguenza di atteggiamenti di finto buonismo e di pericolosissimo permissivismo, e soprattutto dell’ipocrisia di chi non osa contestare chi le manifesta per non turbare l’immagine politica di un liberalismo che invece è solo accondiscendenza al libero arbitrio. Siamo in democrazia, tutto si può dire e tutto si può fare, è vero, purchè si rispettino le regole che valgono per tutti, altrimenti è chiaro che la protesta di qualcuno annullerà il diritto di un altro di dire la sua. Scendere in piazza a manifestare si può, certo, purchè non si violino i dettami delle norme per l’ordine pubblico – che prevedono chiaramente di mantenere una certa distanza dagli sbarramenti delle Forze dell’Ordine e di non portare al seguito oggetti non consentiti – e, soprattutto, per l’ennesima volta, purchè questo non significhi ogni volta e ad ogni costo andare contro quei ‘cretini’ in divisa mandati in quella stessa strada a vigilare sul rispetto dei diritti di tutti”.