Editoriali

Il giudice non decide per paura delle conseguenze in caso di errore, sconcerto del Coisp:

 “Che accadrebbe se i Poliziotti, che rischiano molto di più, non intervenissero per le stesse ragioni? Se lui non vuol giudicare… sollevarlo dall’incarico!”

“Se intervengo e qualcuno poi ritiene che io abbia sbagliato mi faranno pagare le conseguenze… Ma chi me la fa fare? Meglio lasciar perdere, io non intervengo e non faccio quello che devo”.

“Si riesce a immaginare cosa accadrebbe se i Poliziotti italiani pensassero una cosa del genere? Tradire la propria funzione, la propria promessa ai cittadini. Siamo sicuramente di fonte ad una delle cose più assurde che si possano concepire, anzi per noi è la più assurda, eppure un pubblico ufficiale non solo l’ha pensato, ma si è anche comportato di conseguenza! Parlare di sconcerto è ben poca cosa. Ci sarebbe da appendere la divisa al chiodo, se non fosse che a noi la dignità, l’orgoglio, la correttezza, il senso del dovere, l’onore, il coraggio ed il vero senso dello Stato inteso come servizio ai cittadini ed alle Istituzioni non difetta, nonostante abbiano reso il nostro lavoro un inferno di trappole e di gravi pericoli di ogni genere, ben la di là del rischio di doverci rimettere dei soldi. Il peggio che possa succedere è che un Poliziotto non faccia il proprio lavoro per tutelare i propri interessi personali arretrando di fronte ai suoi doveri perché reputa il rischio eccessivo. E lo stesso vale per un magistrato: se non vuole giudicare, allora sia sollevato dall’incarico”.

E’ questo il commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla notizia riportata dai media che un giudice della sezione penale del tribunale di Treviso ha deciso di non emettere una sentenza e ha rinviato la questione alla Corte Costituzionale per il timore di incorrere in responsabilità civile in caso di errore. Protagonista della decisione Cristian Vettoruzzo che avrebbe dovuto pronunciarsi sulle responsabilità di un locatario di un capannone nel quale erano stati trovati 47 quintali di sigarette di contrabbando. “Dal dibattimento sono emersi solo elementi indiziari – spiga Vettoruzzo – e la valutazione di questi è particolarmente difficile e rischiosa in ordine alla correttezza dell’esito del giudizio”. Per il giudice, come riportato da alcuni organi di stampa – è in questi casi che si “manifestano i riflessi negativi e costituzionalmente illegittimi della nuova disciplina delle responsabilità civile dei magistrati. Il giudice deve essere libero di valutare le prove senza temere conseguenze negative a seconda dell’esito del giudizio”. La legge cui fa riferimento è quella che ha introdotto la possibilità che in caso di errore la vittima possa chiedere il risarcimento del danno allo Stato il quale ha l’obbligo di rivalsa sul magistrato mediante trattenuta mensile fino a un terzo sullo stipendio.

“Non sappiamo se l’atteggiamento del giudice sia solo una provocatoria forma di protesta – insiste Maccari -, ma nulla giustifica il venir meno ai propri compiti istituzionali che si svolgono in nome dello Stato e per i cittadini, e non è un caso se le Forze dell’Ordine, che hanno da lamentare più di tutti in Italia, continuano integerrime il proprio lavoro nonostante tutto. Noi non solo siamo esposti a rischi ingiusti sotto tutti i profili, molti dei quali potrebbero essere evitati o limitati, ma subiamo anche criminalizzazioni preventive e poi conseguenze e strascichi che ci piovono addosso quando sbagliamo, persino se in buona fede, e ci tormentano per sempre, dopo aver causato danni irreversibili ed irreparabili alla nostra vita personale e professionale. Ci confrontiamo con un astio e spesso con un odio dai quali non veniamo adeguatamente tutelati, restando esposti ad ogni ritorsione dalla quale dobbiamo difenderci ancor prima che venga accertata la verità, e in strada non possiamo neppure reagire all’altrui violenza senza subire prontamente processi sommari e senza appello. Dopo decenni veniamo bollati (appena pochi giorni fa dal Pm Zucca, un esimio collega del giudice Vettoruzzo) come torturatori con il gene della violenza per fatti attribuibili a singoli ed avvenuti 14 anni fa! Veniamo puniti e sospesi dall’incarico persino se esprimiamo il nostro libero pensiero di comuni cittadini. E tutto questo lo facciamo per una manciata di euro che non ci consente neppure di arrivare tranquilli a fine mese assieme alle nostre famiglie. Ma nonostante tutto siamo ancora là, al fianco della gente o dove veniamo comandati per obbedire agli ordini senza curarci di quanto questo costi a noi ed a quelli che amiamo, seguendo scienza e coscienza e perciò forti delle nostre azioni. E spesso siamo accomunati ai magistrati da questo difficile destino, stando però in prima linea anche davanti a loro: non fu forse per eseguire l’ordine di un magistrato che i colleghi di Padova tolsero un bambino alla madre finendo nel tritacarne mediatico, e del tutto ingiustamente, come fu accertato solo dopo che il Paese intero ci aveva vomitato addosso ettolitri di veleno? Ma noi abbiamo scelto la divisa e l’onore, ma soprattutto l’onere che essa porta con sé. Ora si pensi alla condizione esistenziale, lavorativa, e non ultimo economica dei magistrati e si traggano le dovute conseguenze. La toga non significa forse oneri e onori cui non si può arrecare offesa? O ancora una volta si vuol dimostrare che i magistrati possono fare e dire esattamente tutto ciò che vogliono senza seguire le regole scritte e non scritte che valgono per gli altri?”.

“Le riflessioni che tutto questo suggerisce – conclude Maccari – sono davvero cupe e tristi. Ma oggi, più di tutto, vorremmo proprio sapere cosa hanno da dire in proposito quei rappresentanti della Magistratura che tanto spietatamente si sono scagliati contro gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine non di rado basandosi su questioni di principio, di etica, di morale.”

Con gentile richiesta di pubblicazione e diffusione

Hamlet

"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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