Cotti (M5S)Ricadute ambientali e patologie nel personale militare e civile del poligono militare di Quirra, la Difesa si ostina a nascondere le carte
Ricadute ambientali e patologie nel personale militare e civile del poligono militare di Quirra, la Difesa si ostina a nascondere le carte
Il vice capo di gabinetto del ministro Difesa: “Prima di procedere abbiamo interessato l’Autorità giudiziaria e l’Avvocatura dello Stato”
COTTI (M5S): “Solo pretesti, rigettata per la terza volta la regolare
istanza di accesso alle informazioni. Perchè tanti misteri?”
Cagliari, 8 luglio 2015 – Da alcuni mesi è in corso uno scontro senza precedenti tra il senatore del Movimento 5 Stelle, Roberto Cotti, e il ministero della Difesa. Il primo cerca disperatamente, con tutti gli strumenti di legge, di mettere gli occhi e le mani su un progetto di ricerca finanziato con 170 mila euro dal Comitato per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (CPCM), il secondo, invece, si ostina a frapporre i più incredibili, sempre diversi e nuovi ostacoli, per evitare di rendere nota la documentazione in suo possesso sulle ricadute ambientali e patologie nel personale militare e civile del poligono militare interforze di Quirra (PISQ).
Racconta Cotti: “Lo scorso marzo ho depositato negli uffici del ministero della Difesa (che ancora vengono indicati come sede operativa del CPCM), due distinte richieste di accesso agli atti: più precisamente un’istanza di “accesso civico” (ex art. 5 D.Lgs 33/2013) ed una di “accesso ai documenti” (L. 241/1990), per acquisire copia del progetto di ricerca del prof. Pierluigi Cocco dell’Università di Cagliari (lo stesso ha contestualmente svolto funzioni di medico competente presso il poligono interforze di Quirra, a partire dal 2002). Ebbene, in data 01.04.2015 il capo di gabinetto del ministro della Difesa, Amm. Valter Girardelli, rigetta l’istanza di “accesso ai documenti” (poichè il firmatario della stessa, a sua detta, “non può essere qualificato come soggetto interessato ai sensi della 241/1990”); poi, in data 03.04.2014, anche il responsabile della prevenzione, corruzione e trasparenza del ministero della Difesa, Ten.Gen. Giuseppe Fabbri, rigetta l’istanza di “accesso civico” (perchè “le informazioni richieste non costituiscono obbligo di pubblicazione poichè riferite ad un arco temporale anteriore all’entrata in vigore del D.Lgs. 33/2013”).
La questione poteva chiudersi qui, ma l’esponente 5 Stelle non si è arreso e lo scorso 9 giugno è tornato alla carica, con una terza istanza, riformulata in “accesso alle informazioni ambientali” (D.Lgs. 195/2005), al fine di superare gli ostacoli frapposti dalla Difesa per l’acquisizione degli atti. Infatti, secondo la normativa espressamente richiamata, “chiunque ne faccia richiesta ha diritto di accedere agli atti senza dover dichiarare il proprio interesse”.
Ancora il senatore Cotti: “Nella tarda serata di ieri, a due giorni dalla scadenza dei termini di legge, la Difesa, con nota a firma del vice capo di gabinetto del ministro, Gen. Albero Rosso, non fornisce – nuovamente – le informazioni richieste e dichiara: “…dovendosi procedere nel rispetto anche di quanto attualmente in corso in ambito giudiziario, si comunica che sono state interessate sia l’Autorità giudiziaria procedente che l’Avvocatura distrettuale dello Stato, ad evitare di incorrere in rispettive azioni pregiudiziali. Pertanto, appena note le valutazioni di predetti organi, verrà fornito riscontro alla S.V.”. Risposta incredibile: perchè la Difesa si ostina a tenere segreti i contenuti della ricerca?”.
Così, in ultimo, Cotti: “La Difesa ha scritto una brutta pagina, opaca, inspiegabile. Con l’ultima nota si capisce che non potendo più negare gli atti l’unica strada che resta è quella della cosiddetta “risposta interlocutoria”. O almeno la Difesa cerca così di accreditarne il carattere, chiaramente per prendere tempo. Peccato però che in base alla normativa (D.Lgs. 195/2005), così come per l’abbondante giurisprudenza, le motivazioni della Difesa non rientrino tra i casi definiti come “interlocutori”. Siamo evidentemente davanti ad un abuso. Per questa ragione è mia intenzione fare ricorso, rivolgendomi nei prossimi giorni alla Commissione per l’accesso ai documenti istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che in ultimo, entro 30 giorni, dovrà pronunciarsi sul differimento all’accesso. La battaglia per fare piena luce sul poligono interforze di Quirra continua”.
In allegato la nota con la cronistoria degli eventi e i link alla documentazione
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