Franz Kafka scriveva al nonno Giovanni…
Una mattina di questo caldo luglio non potei fare a meno di andare nella vecchia casa disabitata dei nonni, in via Montenotte…
Quando aprii il portone verdeazzurro ed entrai nel corridoio d’ingresso, non potei fare a meno di sentire l’odore della casa avita di cinquant’anni prima, di quando erano ancora in vita i miei nonni: un melange di odori non ben definibile che mi avvolgeva: cenere e carboni spenti, mattonelle lavate con lisciva, ciotole di legno che avevano contenuto giuncata di capra, polenta di farina bianca, castagne affumicate, mazzolini di lavanda essicata, tamarindo, fave secche, ceci, tiglio, sambuco, camomilla, sentore di caglio, fogliame di castagno, fieno ben secco ridotto in polvere, sacchi da grano vuoti, pecore appena tosate, sapone di marsiglia nella tinozza…
Subito a destra la ripida scala per il piano superiore e un po’ più avanti il sottoscala che serviva anche da pratico ripostiglio. Mentre mi introducevo con la testa nel buio del sottoscala mi tornarono alla mente le fotografie di nonno Giovanni vestito da granatiere di Sardegna, richiamato al fronte, con i baffi e il sigaro nella mano destra… Erano gli anni che l’Italia, dal 24 maggio 1915 combatteva contro l’Austria… da quel giorno quasi mezzo milione dei nostri soldati cominciò a marciare verso il confine con l’Impero
In un pacco di carte legate trovai alcune cartellette, su di una c’era scritto, a grandi lettere in stampatello, l’unica parola “KAFFA”… Notai all’interno alcuni ritagli di giornale e fotografie d’epoca, poi una serie di cartoline e lettere ben riposte, su carta di vari colori dal grigio-azzurro al verde-giallo, al bianco sporco… tutte scritte in tedesco e con una calligrafia regolare, qua è là solo qualche piccola correzione… Il nonno, notaio di grande cultura letteraria e giuridica, scriveva correttamente in latino e tedesco, ma queste non erano copie di lettere,erano sicuramente lettere ricevute dall’Austria o dalla Germania…
Bruno Chiarlone Debenedetti