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Sclerosi Multipla: da Gallarate un attacco alla CCSVI di Zamboni

gaLa testata Gallarate24 ha pubblicato un articolo intitolato “Sclerosi multipla: il metodo Zamboni? Un’illusione” con un’intervista al neurologo di Gallarate Angelo Ghezzi. http://gallarate24.com/2015/07/24/sclerosi-multipla-il-metodo-zamboni-unillusione/

Secondo l’autrice del servizio (Valentina Bigai), “anche Gallarate dice no al metodo Zamboni. Liberare i vasi sanguigni ostruiti per curare la sclerosi multipla è l’ipotesi di un medico di Ferrara, il dottor Paolo Zamboni. Gran parte della comunità scientifica però considera il trattamento un’operazione che oltre a non produrre benefici porta a ulteriori scompensi.”

Secondo il neurologo Ghezzi, “si sono generate veramente delle speranze che non avevano un supporto scientifico solido, e c’è stata questa rincorsa a trovare questa soluzione in una soluzione che sembrava la bacchetta magica vascolare e noi eravamo abbastanza scettici di questo approccio perché la malattia è una malattia infiammatoria autoimmune, che ci fosse un aspetto vascolare poteva essere un aspetto interessante di studio ma i dati di supporto erano abbastanza modesti; e poi si è aperta la strada ai trattamenti chirurgici incontrollati di disostruzione delle vene, esponendo i pazienti a questi trattamenti assolutamente senza alcuna base scientifica, forse anche esponendo a qualche rischio, e in un tam tam che è girato che diceva che è una terapia risolutiva, con poteri consistenti di guarigione e allontanando spesso i pazienti dai centri e anche dalle terapie. Sulla base di questa pressione noi abbiamo fatto uno studio, non è stato difficile raccogliere i pazienti che arrivavano ai nostri centri che avevano fatto questo tipo di procedura di intervento, raccogliere i loro dati clinici che sono registrati in tutti i centri, e siamo riusciti quindi ad avere una casistica di quasi 500 pazienti che è stata pubblicata su una rivista italiana di lingua inglese, che è Neurogical Sciences (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23354606 ), dove dimostravamo che questa terapia per la quale i pazienti riferivano un soggettivo beneficio in realtà non produceva nessun cambiamento clinico consistente del quadro neurologico. Non solo, abbiamo collezionato anche una serie di eventi avversi abbastanza importante, anche questa pubblicata su una rivista internazionale che è MS Journal (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23380649 ), e si trattava di casi che avevano avuto degli effetti collaterali, degli eventi avversi, alcuni di questi anche severi, che venivano assolutamente scotomizzati in questa visione trionfalistica di una terapia molto risolutiva.”

NOSTRO COMMENTO:

La grandissima confusione è confondere uno studio randomizzato in doppio cieco ancora in corso (Brave Dreams) con attività private di angioplastica (PTA) che di scientifico non hanno nulla. Come nulla di scientifico ha la valutazione fatta senza accordi con gli interventisti pubblicata sulla rivista italiana dallo stesso Ghezzi. Valgono assai di più le decine di studi prospettici osservazionali che dimostrano i vantaggi della terapia.

Non esiste la possibilità di valutare retrospettivamente da parte dei neurologi l’efficacia di un trattamento sul quale essi non sanno nulla. Nè chi l’ha fatto, nè dove, nè con quale criterio hanno scelto i segmenti da dilatare, nè se li hanno dilatati, nè se la flebografia post-procedurale dimostrava o meno la riuscita della PTA, nè se l’Ecocolordoppler dopo ha mostrato o meno l’assenza della CCSVI, nè se si siano verificati eventi come le trombosi che vanificano l’effetto della PTA.

In conclusione quello di Ghezzi è uno studio populista senza alcuna base di scientificità.

COMMENTO DEL DR. ANTONIO TORI (PRIMARIO EMERITO DI CHIRURGIA VASCOLARE DI BUSTO ARSIZIO):

“C’è un detto di un famoso statista (Francesco Severi) che recita così: ” Ho visto molte teorie crollare davanti ai fatti, ma non ho visto alcun fatto crollare davanti ad una teoria”.

Il metodo Zamboni, nella mia esperienza di oltre 300 casi, sta tutto in questa frase.

I pazienti arrivavano dopo una diagnostica Ecocolordoppler ben fatta (non come nel ridicolo studio COSMO) venivano sottoposti ad un trattamento di angioplastica delle vene giugulari (purtroppo senza possibilità di applicare uno stent, in quanto non ancora “inventato” per tale scopo e, per questo causa del 30% di restenosi dopo un anno!!!) e il paziente aveva immediatamente dei benefici.

Magari piccoli, talvolta enormi come il recupero della motilità e/o della continenza:

Magari dopo un anno i benefici cominciavano a venir meno e il controllo delle giugulari dimostrava che si stavano richiudendo.

Sta male, faccio un intervento, sto bene, dopo un anno inizio a star male ancora e mi accorgo che sono tornato come prima!!!!

Questo fatto smentisce tutte le teorie!!!

Ci fosse un atteggiamento meno ideologico e meno prevenuto nei confronti di un grande collega quale Paolo Zamboni tanti pazienti potrebbero veramente star meglio! ”

COMMENTO DEL DR. ATTILIO GUAZZONI (PRIMARIO DI RADIOLOGIA DI DOMODOSSOLA):

“Io credo che correttamente nessuno di noi Interventisti possa mettere ad oggi in relazione la CCSVI, patologia malformativa codificata dalla Consensus  Conference pubblicata nel 2013 e definita come malformazione tronculare venosa e poi meglio definita dai recenti studi di Zamboni sulle valvole, con la SM.
Ma, ancora una volta, mi chiedo (non prendo in considerazione la studio COSMO, con operatori formati da chi ha condotto lo studio….): siamo noi Medici autorizzati a trattare una malformazione ? La risposta è sicuramente si, quando la malformazione dà sintomi.
Allora la CCSVI dà sintomi? La risposta è ancora una volta si e sono quelli che normalmente scompaiono o si attenuano dopo la PTA; non mi si venga a parlare di effetto placebo, che persiste a 1 o 2 anni dal trattamento.Certo con il tempo abbiamo (o meglio ho) realizzato che i pazienti con SM secondariamente progressiva non migliorano se non per poco tempo, in relazione al fatto che i sintomi della SM in questa fase sono così importanti che mascherano il tutto, ed in questi casi dobbiamo informare i pazienti che la PTA probabilmente non risolve nulla
Sulla sicurezza della metodica, due parole; la procedura, in mani esperte, è sicura, e questo è assodato dalla letteratura. Ci sono casi, sporadici, di complicanze, ma, per es. la PTA della arteria carotide ha complicanze? Si, la PTA della femorale superficiale ha complicanze ? Si. Il trattamento del piede diabetico ha complicanze ? Si.  Ci siamo fermati? No!!!  Abbiamo studiato, siamo migliorati e sono migliorati i materiali (per es DES e DEB).  Solo per la CCSVI nulla di nuovo….perchè?
I problemi emersi dopo la PTA, almeno quelli tipo trombosi della vena di accesso, emergono in pazienti con SM progressiva e sono spesso legati non alla manovra in sè, ma al fatto che spesso questi pazienti hanno alterazioni della coagulazione genetiche o sono immobili e rimangono tali per lungo tempo e tutto ciò favorisce la complicanza
Io semplicemente aspetto che venga data una parola difinitiva e, dico la verità, sono stanco di polemiche.
Ho lavorato e lavoro per i Pazienti, si badi bene, senza incassare un euro dai pazienti con CCSVI e SM, mai, e ormai a 62 anni, all’apice della carriera ospedaliera da ormai più di 15 anni, non ho alcun interesse da difendere quindi ciò che scrivo è scevro da motivazioni che non siano cliniche o su basi scientifiche.
Aspetto una parola definitiva per poter dare ai pazienti che si rivolgono a me una certezza : che quel che propongo abbia un senso oppure no.”

 

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Alessandro Rasman

Alessandro Rasman, 49 anni, triestino. Laureato in Scienze Politiche, indirizzo politico-economico presso l'Università di Trieste; è malato di sclerosi multipla, patologia gravemente invalidante, dal 2002. Per Mediterranews cura una speciale rubrica sulla sclerosi multipla.

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