Re Mohammed VI alla festa della Rivoluzione: la sicurezza è centrale e le prossime elezioni decisive per l’avvenire del Marocco
Commemorando il 62isimo anniversario della Rivoluzione del Re e del Popolo, il Re Mohammed VI del Marocco, ha tenuto un discorso alla nazione, giovedì sera, in cui ha affermato che “le elezioni non dovrebbero avere per obiettivo di ottenere dei posti, ma dovrebbero essere dedicate al solo servizio del cittadino”, insistendo che “il voto è un diritto ed un dovere nazionale”, e che appartiene ai partiti politici ed ai candidati di convincere i cittadini, con la loro serietà, e con la qualità ed il realismo dei loro programmi”.
Il Sovrano ha, parimenti, chiamato gli attori della società civile e le organizzazioni sindacali ad implicarsi fortemente di mobilizzare e incitare i cittadini per partecipare alle elezioni regionali e comunali, che avranno luogo il 04 settembre prossimo. Tali elezioni saranno decisive per l’avvenire del Marocco, “si tratterà di una nuova rivoluzione”, ha aggiunto il Re, in quanto sarà esecutiva la regionalizzazione avanzata, approvata dal parlamento tre mesi fa, secondo la nuova Costituzione del 2011.
Il Sovrano ha evidenziato che “il potere di cui il cittadino dispone per preservare i suoi interessi; regolare certi dei suoi problemi; chiedere dei conti agli eletti e cambiarli all’occorrenza”, un potere che tiene, in una sola parola, “vota”! spiegando: “Dovete sapere che l’elezione diretta del presidente e dei membri del Consiglio della Regione vi conferisce un potere decisionale nella scelta del vostro rappresentante. Dovete rimettervi la vostra coscienza e dovete fare la buona scelta. Perché non avrete il diritto, domani, di compiangervi della cattiva gestione o della debolezza delle prestazioni che vi saranno fornite”.
Su un altro lato, il Re Mohammed VI ha sottolineato che il Marocco è attaccato alla preservazione della sua sicurezza ed al perfezionamento del sicurezza delle sue frontiere, a causa della montata salita dell’estremismo e della moltiplicazione delle bande terroristiche particolarmente nella regione araba e magrebina, affermando di porre la sicurezza e l’integrità del cittadino marocchino alla testa delle sue preoccupazioni.
Il Marocco che opera sul piano nazionale a sradicare i fattori suscettibili di spingere all’estremismo ed al terrorismo, non è al riparo, come tutti i paesi della regione e del mondo, dalle minacce che sono la salita delle velleità d’estremismo al nome della religione e la moltiplicazione delle bande terroristiche, ha indicato il Sovrano deplorando che certi paesi della regione conoscono delle situazioni difficili a causa dell’insicurezza e della proliferazione delle armi e dei gruppi estremisti.
È per ciò che “il Marocco si è visto nell’obbligo di prendere una serie di misure preventive per preservare la sua sicurezza e la sua stabilità”. In questa cornice, il visto è stato imposto ai cittadini di certi paesi arabi, particolarmente siriani e libici, ha indicato il Sovrano.
Questa decisione “sovrana” presa dal Marocco per “ragioni di forza maggiore”, non deve essere percepita come un comportamento non amichevole, ha assicurato il Re, affermando che essendo “depositario dell’incarico di vigilare la sicurezza e la stabilità del paese”, non permetterebbe “nessuna lasciare-andare né nessuna manipolazione concernente la protezione del Marocco e dei marocchini”.
Infatti, il Marocco ha conosciuto prima di questo periodo l’entrata di un certo numero di profughi venuti da alcuni paesi che vivono una degradazione della situazione di sicurezza.
Questi profughi di cui certi vivono in condizioni difficili, devono essere trattati, dai marocchini che condividono le loro sofferenze e che hanno a cuore di aiutargli, come ospiti accordando loro ogni tipo di aiuto e di assistenza, ha raccomandato il Sovrano. Però, questi stessi profughi devono conformarsi alle leggi marocchine e rispettare i constanti sacri religiosi e nazionali, in primo luogo il rito sunnita malekita”, ha sottolineato il Re, avvertendo che “chiunque riconosciuto colpevole di violazione delle leggi e dei regolamenti marocchini, sarà ricondotto fuori dalle frontiere”. Si tratta di “quelli che tentano di fomentare il disturbo e la zizzania all’interno e all’esterno delle moschee e quelli che s’arruolano nelle bande criminali o terroristiche” ha spiegato il Sovrano.
“Malgrado ciò, il Marocco resterà come sempre una terra d’accoglienza per i suoi ospiti che si rendono nella legalità”, ha affermato il Sovrano, sottolineando con tutto il realismo possibile, “Abbiamo le nostre priorità interne sulle quali focalizziamo i nostri sforzi per trattarli” e “lavoriamo anche per smontare e affrontare le sfide per permettere al cittadino marocchino di vivere nella libertà e la dignità”.
Il Sovrano ha tenuto a rendere omaggio a tutti i Servizi di sicurezza per la loro mobilitazione e la loro vigilanza per contrastare i molteplici tentativi terroristici che cercano disperatamente di nuocere al modello marocchino riconosciuto mondialmente per la sua singolarità, riaffermando che “la preservazione della sicurezza e della stabilità del paese non tocca solo allo Stato e alle sue istituzioni, ma incombe anche sul cittadino nel quadro della collaborazione e del coordinamento con i Servizi competenti”.
La lotta contro l’estremismo deve essere condotta secondo un approccio partecipativo basato sul rafforzamento dei valori d’apertura e di tolleranza in cui credono i marocchini; un approccio dove le dimensioni sociali e di sviluppo e la componente religiosa ed educativa si completano, oltre all’aspetto della sicurezza, ha concluso il Re.
Da far ricordare che la Rivoluzione del Re e del Popolo marocchina avvenuta nel 20 agosto 1953, quando le autorità coloniali francesi decidessero di forzare all’esilio in Corsica, poi in Madagascar, il defunto Re Mohammed V, il nonno del Re Mohammed VI e il suo padre Hassan II, insieme alla famiglia Reale, tutto il popolo marocchino si è sollevato con tutti i mezzi pacifici e armati, chiedendo il ritorno immediato del Sovrano e la Sua Famiglia dall’Esilio e la proclamazione dell’indipendenza. Le moltiplicate manifestazioni, le proteste e le azioni armate della Residenza e dell’Esercito della Liberazione si sono estese in tutto il Marocco. Davanti a questa Rivoluzione, la Francia s’è arresa e ciò ha permesso il ritorno trionfale del Re e la sua famiglia, il 16 novembre 1955, e liberazione della Marocco.