L'”Ultima cena” di Leonardo: si paga di più per saltare la fila (che non c’è)
Nella città di Expo, il fenomeno del secondary ticketing: i biglietti per musei e mostre acquistati in stock e rivenduti su internet con ricarico
E ancora: 1980-2015, quanto è cambiato il Pianeta nell’arco di una sola generazione; un bilancio delle attività del movimento Boiocottaggio Disinvestimento e Sanzioni nei confronti di Israele, che compie dieci anni; le Università pubbliche, i dottorati e la retorica sul privato che finanzia la ricerca; il boom del biologico nei supermercati
Milano, 1 settembre 2015 – Dal Cenacolo vinciano di Milano agli Uffizi di Firenze, il patrimonio culturale e museale italiano è nella morsa del secondary ticketing: società private che acquistano stock di biglietti d’ingresso per mostre e musei e poi li rivendono -con ricarico- su internet.
Il caso dell’“Ultima cena”: una società di diritto tedesco offre a 29 euro l’opzione “Skip the line”, salta la fila, per visitare il capolavoro di Leonardo da Vinci. Ma l’opera (patrimonio Unesco) può essere visitata solo prenotando in anticipo data e ora, acquistando un biglietto che costa 8 euro. Il legale del Codacons: “Una pratica commerciale scorretta”.
Tra il 1980 e oggi, il Pianeta ha vissuto cambiamenti ambientali e sociali senza precedenti nel tempo di una generazione. “Da padre a figlio”, il servizio di copertina del numero di settembre 2015 di Altreconomia (in distribuzione da oggi) confronta il mondo che trova un bambino che nasce oggi con quello nel quale sono stati accolti i suoi genitori, nati negli anni Ottanta.
Tra i parametri considerati ci sono la demografia (nel 1980 gli esseri umani erano 4,24 miliardi, mentre oggi sono 7,32 miliardi), la temperatura media globale (luglio 2015 è stato il mese più caldo nella storia dell’umanità), ma anche il numero di auto (passate da 430 milioni a 1,18 miliardi) e il consumo di acqua, aumentato del 74% (entro il 2050 il 60% della popolazione potrebbe vivere in condizioni di stress idrico).
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Compie dieci anni BDS, il movimento internazionale nonviolento che promuove Boicottaggio Disinvestimenti e Sanzioni nei confronti di Israele per denunciare l’occupazione dei territori palestinesi e le discriminazioni nei confronti dei cittadini palestinesi. “Una campagna che è strategica e moralmente consistente” ha detto ad Altreconomia l’intellettuale e attivista per i diritti umani Omar Barghouti, tra i promotori di BDS. Secondo un rapporto pubblicato dall’americana Rand Corp, nell’arco dei prossimi 10 anni il BDS potrebbe costare a Israele 47 miliardi di dollari. Recentemente il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha affermato: “L’Italia sarà sempre in prima linea contro ogni forma di boicottaggio sterile e stupido”.
Le università pubbliche garantiscono all’Italia il 96,6% dell’offerta di dottorati: i corsi attivati nel 2014/15 sono stati 903, in calo del 42% sul 2012/2013. I posti banditi sono stati, in totale, 9.189. Tra gli altri, 931 dall’Università “La Sapienza” (che è pubblica), mentre sono appena 36 quelli offerti dalla LUISS (di proprietà di Confindustria) e 57 dalla Bocconi.
Le borse di studio dovrebbero coprire almeno il 75% dei posti, ma sono ben tredici gli atenei (6 dei quali privati) che non rispettano tale limite.
Nel 2014 il fatturato dei prodotti biologici certificati all’interno della grande distribuzione è arrivato a oltre 730 milioni di euro, con una crescita del 20% tra il 2013 e il 2014, che è doppia rispetto a quella complessiva del settore del “bio”.
Negli ultimi dieci anni, l’espansione del biologico all’interno della grande distribuzione (il fatturato è più che raddoppiato tra il 2004 e il 2014) ha contribuito a modificare la struttura degli operatori del settore: la superficie coltivata con metodo biologico cresce in proporzione più del numero degli operatori, che diventano in media più grandi. Abbiamo rivolto alcune domande su filiere, certificazioni, importazione e rapporto con i fornitori ai principali marchi della grande distribuzione: solo Coop ha accettato di rispondere alle domande di Altreconomia, mentre Esselunga, Carrefour, Conad, Crai e Despar (tutte con referenze “bio” a marchio private label) hanno declinato le nostre richieste.
E tra gli amministratori delle catene specializzate ci sono i nomi di Daniela Santanché (presidente di Almaverde bio) e della famiglia Scotti (azionista di Riso Scotti spa e di Piacere Terra).