I film di Lee Tamahori
Lee Tamahori è un noto regista neozelandese. Ha iniziato la sua carriera come fonico negli anni ’70, ma già dagli anni ’80 si dedica all’aiuto regia. Il suo primo film come regista è del 1989. Si tratta di “Thunderbox”, poco conosciuto se non tra gli appassionati del genere. Il vero debutto avviene infatti con “Once were warriors” (1994), tratto dall’omonimo romanzo di Alan Duff. Ed è proprio grazie a questo film che Tamahori riesce ad ottenere il premio Anicaflash al Festival di Venezia.
L’anno successivo si occupa della regia di “Scomodi omicidi”, con Nick Nolte e John Malkovich, poi ancora nel 1997 sarà la volta de “L’urlo dell’odio” con Anthony Hopkins, film di scarso successo. Dopo aver recitato in “Me and Will” (1999), pellicola famosa per la presenza di numerose scene lesbo, nel 2001 Lee Tamahori si dedica al suo film migliore, “Nella morsa del ragno”. Film ben riuscito, tratto da un romanzo di James Patterson, Tamahori deve a questo thriller la sua fortuna. La trama prevede che a Washington sparisca la figlia di un noto senatore, rapita da un maniaco in cerca di fama e celebrità. Ben presto il detective Patterson scoprirà quanto questo, apparentemente piccolo, caso nasconda ben altro rispetto a un semplice rapimento, al punto da farlo rimanere di stucco.
Dopo questo grande successo, nel 2002 Tamahori si occupa James Bond, alle prese con i suoi giochi spionistici. Ed è così che si trova a dirigere Pierce Brosnan e Halle Berry in “007 – La morte può attendere”.
Alcune vicende personali del tutto negative, come un arresto per adescamento e prostituzione, costringono Tamahori ad allontanarsi temporaneamente dal mondo dello spettacolo. Non sarà stato un belvedere per il poliziotto incontrare il regista vestito da donna che gli proponeva una prestazione sessuale.
Rompe infine questo silenzio solo il film “The Golden Man” nel 2007, con Nicolas Cage.
E’ evidente agli occhi di chiunque quindi come cambia l’opera di Lee Tamahori nel corso della sua carriera, probabilmente anche a casa del suo vissuto, ma questo forse non lo sapremo mai. Nonostante vanti nel suo curriculum collaborazioni con celebri attori e attrici infatti, ciò non basta ad assicurarsi un posto in paradiso. Dopo un film dalla qualità invidiabile come “Nella morsa del ragno“, Tamahori ha ceduto troppo facilmente alle logiche Hollywoodiane, dandosi a un cinema seriale e di scarsa qualità. E’ come se la globalizzazione cinematografica abbia influenzato con rigidi standard anche l’opera del grande regista neozelandese. Nei suoi lavori troviamo troppa violenza, poca emotività e altrettanto poca attenzione alle tematiche sociali. Il rischio nel vedere questi film rimane quello di incorrere in storie banali e troppo ricorrenti, con personaggi già visti, all’insegna di stereotipi visti e rivisti.