Coisp parte civile per processo parte civile
Diffamazione ai danni di Nicola Izzo, il Coisp ammesso come parte civile anche contro Direttore e Giornalista del Corriere della Sera. Prevista la testimonianza del Segretario Generale Franco Maccari
“Andiamo avanti con questo altro ottimo risultato a tutela di tutto quanto rappresentiamo e di ciò in cui crediamo, perché la nostra volontà di difendere ogni Poliziotto e la stessa Polizia di Stato è inarrestabile. Andremo avanti in tutte le altre sedi giudiziarie dove purtroppo ci sarà bisogno e dove sarà possibile, perché la rappresentanza degli Appartenenti alla Polizia di Stato, quella vera e concreta, significa anche questo. Anzi, significa soprattutto questo in un momento storico in cui chi di competenza pare aver completamente abdicato al suo compito di proteggere e sostenere gli uomini e le donne che mantengono in piedi con i loro soli sforzi e sacrifici personali un Corpo che è ancora l’orgoglio di un Paese affidato sempre e comunque al loro operato, e con essi anche il valore e l’onore dell’intera Polizia di Stato”.
Con queste parole Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp saluta l’ammissione della costituzione di parte civile del Sindacato Indipendente di Polizia pronunciata oggi a Milano dal Tribunale nell’ambito del processo a carico di Ferruccio De Bortoli e Fiorenza Sarzanini, Direttore e Giornalista del Corriere della Sera, rinviati a giudizio lo scorso 15 gennaio per diffamazione pluriaggravata ai danni del Prefetto Nicola Izzo. I due imputati sono stati denunciati da quest’ultimo per via dei servizi di stampa relativi all’inchiesta sugli appalti per la costruzione del Centro elaborazione dati della Polizia a Napoli che aveva coinvolto lo stesso Prefetto, allora Vice Capo Vicario della Polizia, ed altri indagati, e che si è poi conclusa con un’archiviazione per tutti. Secondo le accuse formulate dalla Procura, gli imputati si sarebbero resi responsabili di diffamazione a mezzo stampa ai danni di Izzo, inoltre aggravata per l’attribuzione al Prefetto di un preciso fatto poi dimostratosi infondato, e per l’essere la persona offesa un organo dello Stato.
Con le medesime accuse, sempre lo scorso 15 gennaio, sono stati rinviati a giudizio, nell’ambito di un separato procedimento, Roberto Napoletano e Marco Ludovico, Direttore e Giornalista del Sole 24Ore, rispetto ai quali il Coisp era stato già ammesso a costituirsi parte civile dal giudice dell’udienza preliminare. Una costituzione pesantemente attaccata dagli imputati in seguito, a giugno, all’avvio del processo davanti al Tribunale, dove però il Giudice ha ancora una volta accolto ampiamente la posizione espressa dall’Avvocato Eugenio Pini, che ha difeso senza tregua il Sindacato Indipendente. Il tribunale ha ritenuto il Coisp pienamente legittimato a stare in giudizio, “quale Ente esponenziale – ha spiegato Pini – che rappresenta cioè tanti diversi lavoratori, e che per questo si è visto riconoscere il diritto di intervenire rispetto alla presunta lesione dell’interesse collettivo a non veder danneggiato l’onore e la reputazione dell’intero Corpo di Polizia”.
Un’argomentazione ineccepibile che è valsa oggi anche la nuova costituzione del Coisp nel processo contro De Bortoli e Sarzanini, dove l’Avvocato Pini è tornato a basare la propria discussione anche su un secondo profilo di legittimazione a costituirsi del Sindacato, rappresentato dall’asserita violazione degli scopi statutari del Coisp, e in particolare delle finalità previste dall’art. 2 lettere b) ed e) relative alla tutela dell’etica professionale, all’esaltazione della professionalità tra gli operatori della Polizia di Stato, la trasparenza del loro operato. Questioni non certo di poco conto, anche a parere della stessa Autorità Giudiziaria che, non a caso, ha ammesso anche l’ulteriore richiesta dell’Avvocato del Coisp di raccogliere in aula la testimonianza del Segretario Generale del Sindacato, Franco Maccari.
“Ancora una volta – aggiunge il leader del Coisp – vediamo formalmente riconosciuto il nostro diritto a intervenire quando un Appartenente alla Polizia si ritiene danneggiato, indipendentemente dal fatto che sia o meno un nostro iscritto. Si tratta di una cosa importantissima perché, in concreto, ci da la possibilità di lottare per i colleghi anche in sede giudiziaria, che poi al giorno d’oggi è quella che più conta, perché è quella la sede dove ci possono portare i più volgari attacchi e i più vili attentati all’integrità del Corpo, all’onore di chi porta la divisa, all’essere umano che la veste”.