Obesità e diritti negati: il caso della signora Mary
Da anni combatte per ottenere una sedia bariatrica adeguata alla sua persona. Intervengano i vertici dell’ASL a rimuovere le barriere burocratiche
Ci sono voluti quattro anni “di lotta” così dice la signora Mary Buscicchio di Lecce per ottenere il riconoscimento di un diritto: una sedia a rotelle bariatrica. Quando però circa un anno e mezzo or sono sembrava essersi risolta l’epopea con l’assegnazione del presidio tra richieste smarrite da parte dei vari medici, aspettative disattese e continui rimandi la tanto sospirata sedia, come già accaduto per il letto elettrico, anche questa le viene attribuita sbagliata, o meglio non adatta alla sua persona. Le ragioni di qquest’errore sono tanto banali da far quasi rabbia: nessuno si era degnato di prenderle le misure prima di assegnarla. E’ seguito, quindi, un anno e mezzo di lotte per farla sostituire, che a tutt’oggi sono rimaste tutte senza esito, poiché sono cominciati i continui e soliti rimandi. Nonostante ciò, la signora è stata costretta anche per l’aggravarsi delle proprie già precarie condizioni di salute, dopo circa un anno dalla consegna, ad utilizzare quella “sbagliata” adattandola alla bene e meglio alla propria corporatura attraverso l’asportazione di un bracciolo per consentirle i minimi spostamenti. A rendere ancor più drammatica la situazione è stata la successiva rottura del freno sinistro che la costringe a mettersi con la sedia di spalle, per potersi alzare e sedere, con tutti i pericoli connessi per la propria salute. Ciò che rende assurda questa vicenda umana, che poi è quella che vivono quotidianamente tanti obesi nel Nostro Paese, è che tutti questi fatti sono stati costantemente rappresentati agli “addetti ai lavori” che sino ad oggi non hanno fatto nulla per risolvere questa drammatica situazione. Ed anzi, proprio nei giorni scorsi – denuncia la signora allo “Sportello dei Diritti” – un dirigente medico dell’Asl di Lecce che le avrebbe garantito la risoluzione a breve termine del problema, le avrebbe letteralmente sbattuto in faccia il telefono. Un fatto senz’altro censurabile e paradigmatico, rileva Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, che evidenzia come in tali casi l’ultima speranza di cittadini meno fortunati sia riposta nelle associazioni che tutelano le loro prerogative e fanno da cassa da risonanza attraverso i media la cui efficacia persuasiva si riverbera a loro volta sui vertici delle istituzioni cui le legittime istanze sono rivolte. In tal senso, lo “Sportello dei Diritti”, quindi, invita la dirigenza dell’ASL a farsi carico della questione e ad impegnarsi al necessario snellimento di procedure troppo burocratiche che troppo spesso ledono in maniera lampante i diritti dei pazienti.
Lecce, 18 settembre 2015
Giovanni D’AGATA