Comunicati Stampa

Prodani, Ferriera Trieste: situazione sanitaria allarmante – Interrogazione del 3 novembre 2015

prodani  Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute — Per sapere – premesso che:

la Ferriera di Servola (Trieste) è un complesso industriale specializzato nella produzione di ghisa, passato, nel 2014, dalla Lucchini in amministrazione straordinaria alla Siderurgica Triestina s.r.l., società del Gruppo Arvedi;

con la legge 24 giugno 2013 n. 71, di conversione e modificazione del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, è stata riconosciuta l’area di Trieste quale «area di crisi industriale complessa» (articolo 1, articolo 7-bis) ed il successivo decreto-legge recante «Destinazione Italia» n. 145 del 2013, convertito con modificazioni con la legge 21 febbraio 2014, n. 9, all’articolo 4 prevede misure volte a favorire la realizzazione delle bonifiche dei siti di interesse nazionale e interventi particolari per l’area di crisi complessa di Trieste;

in data 30 gennaio 2014 è stato firmato l’Accordo di programma, stipulato tra il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero per la coesione territoriale la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la provincia di Trieste, il comune di Trieste, l’Autorità portuale di Trieste ed INVITALIA (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa s.p.a.), contenente «la disciplina degli interventi relativi alla riqualificazione delle attività industriali e portuali e del recupero ambientale dell’area di crisi industriale complessa di Trieste» — Accordo di programma di Trieste;

il 21 novembre 2014 è stato firmato il successivo Accordo di programma per l’attuazione del «Progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della Ferriera di Servola», tra la Siderurgica Triestina s.r.l., il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, d’intesa con la regione autonoma Friuli Venezia Giulia e l’Autorità portuale di Trieste. L’articolo 7, comma 3, dell’Accordo stabilisce: «Ai fini della continuazione dell’attività, fino all’adozione del provvedimento di rilascio dell’AIA, la Regione FVG potrà imporre al gestore prescrizioni atte a contenere nei limiti di legge le emissioni, all’interno e nelle aree limitrofe allo stabilimento siderurgico, anche mediante temporanee limitazioni dell’attività produttiva, qualora tale misura sia ritenuta necessaria, anche in via precauzionale, per la tutela della salute pubblica»;

la Direzione regionale per l’ambiente della regione Friuli Venezia Giulia, il 10 aprile 2015, a seguito della relazione di Arpa, dalla quale si evidenzia un incremento di emissioni a partire dal marzo 2015, in concomitanza con l’aumento degli sfornamenti in cokeria, ha assunto, quale misura di contrasto, un provvedimento di riduzione degli sfornamenti, portandoli dagli 87 ai 67 giornalieri, fino al rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale;

si apprende che siano in corso due procedimenti giudiziari amministrativi presso il TAR del Friuli Venezia Giulia, promossi dalla Servola s.p.a. e dalla Lucchini s.p.a.; il primo, RG 76/14 avverso l’ordine per la riduzione di emissioni in atmosfera, il secondo, RG 161/14, contro l’ordine per l’avvio delle procedure per il trattamento e lo spostamento dei materiali in cumulo;

la dottoressa Antonietta Gatti, uno dei massimi esperti mondiali di patologie collegate alle nanoparticelle, ha condotto uno studio, commissionato dall’interrogante e dal senatore Lorenzo Battista, in merito alle polveri raccolte nel rione di Servola, i cui risultati sono stati presentati il 27 luglio 2015 durante una conferenza stampa tenutasi a Trieste;

le polveri, prelevate con sensori passivi nell’arco di tempo di 24 nel rione di Servola, il 21 giugno 2015, in via del Ponticello ed il 26 giugno, in via dei Giardini, sono state analizzate al microscopio elettronico. La composizione chimica, indicante la presenza di ferro, calcio e silicio e le stesse dimensioni e forme delle particelle, permettono, secondo la dottoressa Gatti, di affermare con certezza che abbiano origine da un processo industriale di tipo siderurgico, quindi riconducibili alla Ferriera;

il rapporto indica che «si sono rilevate grandi concentrazioni di piccolissime particelle, spesso di dimensione nanometrica. Queste tengono un comportamento sotto diversi aspetti simile a quello di un gas e, come un gas, vengono inalate e respirate. Sono capaci di entrare nei bronchi raggiungendo anche gli alveoli polmonari da dove, nel volgere di poche decine di secondi, passano al sangue (..) raggiungendo qualunque organo». Possono, dunque, rappresentare la causa dell’insorgenza di una moltitudine di patologie, in relazione all’organo colpito, alla forma, alla dimensione, alla composizione chimica e alla concentrazione delle particelle, quali tumorali, malattie neurologiche, interferenze genetiche, malformazioni fetali;

lo studio «La Ferriera di Servola e le nanopatologie» si conclude sostenendo che ad oggi non esistono terapie che mostrino una qualunque efficacia nei confronti delle nanopatologie, cioè delle patologie da particelle, forme morbose che stanno diventando sempre più diffuse e che, con frequenza rapidamente crescente, colpiscono principalmente i soggetti che vivono nelle zone più inquinate. Dunque, mancando la cura, non c’è altra possibilità se non quella di prevenire l’insorgenza della malattia. È allora chiaro che, dal punto di vista strettamente scientifico e al di fuori di qualunque altra considerazione, condizioni come quella della Ferriera di Servola non possono essere compatibili con una situazione dove la salute pretenda di essere salvaguardata;

l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione e l’Organizzazione mondiale della sanità hanno già indicato le polveri di dimensione pari o inferiore a 2,5 micron come cancerogeni di Classe I, cioè cancerogeni certi. È un fatto ormai accertato che la capacità delle polveri di indurre malattie aumenta con il diminuire delle loro dimensioni per l’aumentata capacità di penetrazione nei tessuti;

da un articolo del quotidiano Il Piccolo, pubblicato il 3 dicembre 2013, si apprende che sia stata condotta dal Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria, per conto del pubblico ministero Matteo Tripani un’indagine epidemiologica, considerando i dati dell’Inps e dell’Inail ed incrociandoli con quelli dei dipendenti succedutisi nello stabilimento. Sarebbe emerso che, per i lavoratori della Ferriera, la probabilità di ammalarsi di un tumore ai polmoni o ai bronchi fosse del 50 per cento superiore al resto della popolazione. La richiesta del pubblico ministero Tripani sarebbe stata avanzata nell’ambito di un’inchiesta relativa alla morte a causa di tumori di 83 operai della Ferriera nell’arco temporale 2000-2013 per i quali sarebbe stata minuziosamente ricostruita la carriera lavorativa, dalla data di assunzione, alle mansioni svolte, alle malattie segnalate ai medici;
inoltre, l’articolo riporta che oltre all’inchiesta del pubblico ministero Tripani ne sia stata condotta parallelamente un’altra da parte del procuratore Federico Frezza con cui si sarebbe evidenziato il nesso causale tra l’esposizione al benzene e agli idrocarburi e l’insorgenza delle neoplasie;

l’Azienda per l’assistenza sanitaria n. 1 di Trieste, a seguito di un esposto presentato il 3 giugno 2015 con cui si segnalava la grave situazione di inquinamento dovuto al deposito di polveri provenienti dalla Ferriera, e dopo aver ricevuto dell’ARPA una relazione che confermava quanto espresso nell’esposto, ha inviato il 20 luglio 2015 una lettera al sindaco di Trieste Cosolini in cui si invitava l’ente ad adottare azioni mirate a ridurre lo stato di inquinamento;

nel corso degli ultimi mesi la situazione è notevolmente peggiorata, sia per quanto concerne le emissioni in atmosfera, sia per quelle acustiche: i dati consultabili sul sito web dell’ARPA FVG appaiono molto preoccupanti: al 26 ottobre 2015 gli sforamenti delle PM10, registrati presso la stazione di rilevamento di Via San Lorenzo in Selva, proprio quella più vicina alla cokeria, ma posizionata ad una distanza maggiore di quella rilevabile tra le fonti inquinanti e diverse abitazioni civili, dall’inizio del 2015 risultano essere 116, superando di molto la soglia di tolleranza massima dei 35 sforamenti annui indicati nella tabella XI del decreto legislativo n. 155 del 2010 e successive modificazioni;

come riportato dal sito dell’ARPA, la stazione di rilevamento di via San Lorenzo in Selva, di proprietà dell’ente, non risulta essere conforme al decreto legislativo n. 155 del 2010 e successive modificazioni; pertanto, i dati riportati servirebbero per misurare le performance aziendali e non risulterebbero utili per la misurazione della qualità dell’aria, fermo restando che forniscono dei dati ufficiali e molto preoccupanti;
in un articolo dell’11 settembre 2015, pubblicato dal quotidiano il Piccolo, si apprende che le altre centraline di rilevamento, quelle di via Pitacco, di via Svevo e di Muggia, siano ancora di proprietà di Elettra s.p.a., società operante all’interno del comprensorio della Ferriera; Arpa Friuli Venezia Giulia si limiterebbe, dunque, ad acquisire i dati registrati dalle centraline di Elettra e a pubblicarli sui propri canali;

nel giardino di un’abitazione in prossimità dell’impianto siderurgico, l’ARPA ha istallato recentemente una nuova centralina di rilevamento, di cui però non sono ancora stati resi noti i dati di rilevazione;

anche le emissioni di benzo(a)pirene sono molto preoccupanti. I dati relativi al 2015 riportano, per gennaio 1.4 (ng/m.cubo), per febbraio 1.2 (ng/m.cubo), per marzo 1.3 (ng/m.cubo), per aprile 1.5 (ng/m.cubo), per maggio 2.0 (ng/m.cubo), per giugno 1.5 (ng/m.cubo), per luglio 1.7 (ng/m.cubo), molto al di sopra del valore del valore obiettivo di 1.0 (ng/m. cubo) consentito dalla normativa regionale e nazionale (legge regionale Friuli Venezia Giulia 13 febbraio 2012, n. 1 – «Norme urgenti per il contenimento delle emissioni inquinanti da benzo(a)pirene, arsenico, cadmio e nichel sul territorio regionale» e decreto legislativo n. 155 del 2010);

non risultano a disposizione del pubblico dati analitici sulla qualità dei suoli, anche di proprietà pubblica, quali cortili e giardini di plessi scolastici includenti anche scuole materne, prossimi allo stabilimento e bersaglio degli inquinanti provenienti dallo stesso, né le conseguenti eventuali norme comportamentali atte ad evitare rischi per la salute pubblica –:

– quali siano gli orientamenti del Governo in relazione ai dati relativi alle emissioni inquinanti e la situazione generale di inquinamento dell’area di Servola;
– se ritengano opportuno un intervento tempestivo e risolutivo a tutela dell’ambiente e della salute;
– in che modo intendano tutelare i lavoratori della Ferriera esposti alle emissioni inquinanti prodotte dall’impianto;
– come valutino la situazione sanitaria in merito all’inquinamento e in che modo intendano intervenire proprio nel rispetto dell’accordo di programma per l’attuazione del «Progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della Ferriera di Servola» sottoscritto in data 21 novembre 2014;
– quali iniziative urgenti intendano adottare, anche di concerto con la regione Friuli Venezia Giulia, per tutelare la salute dei cittadini di Trieste e limitare l’aumento delle malattie collegate all’inalazione delle polveri sottili derivanti dagli impianti della Ferriera di Servola. (4-10928)

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Alessandro Rasman

Alessandro Rasman, 49 anni, triestino. Laureato in Scienze Politiche, indirizzo politico-economico presso l'Università di Trieste; è malato di sclerosi multipla, patologia gravemente invalidante, dal 2002. Per Mediterranews cura una speciale rubrica sulla sclerosi multipla.

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