Torino: caserma occupata dagli zingari?
A Torino la caserma “La Marmora” occupata dagli zingari, il Coisp: “Inaccettabile. Città senza regole. E intanto la Polizia non ha alloggi di servizio e i Commissariati sono sotto sfratto esecutivo”
“E’ mai possibile che nelle nostre città si viva senza regole, come nel Far West? Caserme prese d’assalto da persone che le occupano senza problemi, decidendo con prepotenza dove trovare casa, ed intanto le Forze dell’Ordine senza strutture adeguate, senza alloggi, senza uffici, con i Commissariati che sono sotto sfratto esecutivo. E’ un delirio. Le regole non possono servire solo per penalizzare gli onesti. Sarebbe ora di piantarla con un certo assurdo buonismo di cui non se ne può proprio più e cominciare a fare un po’ di ordine e chiarezza, ristabilendo le sacrosante priorità di un Paese che voglia dirsi davvero civile e che davvero voglia garantire ai suoi cittadini legalità e sicurezza”.
Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia dopo la notizia che alcune decine di rom sono entrate nell’ex struttura militare “La Marmora” di via Asti, a Torino, e si sono insediate in una delle palazzine laterali. Si tratterebbe, secondo quanto riportato dai media, di parte degli zingari sfrattati qualche settimana fa dalla baraccopoli di lungo Stura Lazio. Gli attivisti del “Comitato di via Asti”, guidati da “Terra del Fuoco”, che da aprile hanno occupato la caserma per protestare contro lo stato di abbandono della struttura, chiusa da anni e recentemente venduta dal Comune alla Cassa Depositi e Prestiti, hanno raccontato di averli visti arrivare “guidati dal collettivo anarchico Gatto Nero gatto rosso. Verosimilmente – hanno spiegato -, erano in cerca di un tetto sopra la testa. Certo non li abbiamo invitati noi”.
“E’ sconcertante che fenomeni di tale sfrontata illegalità avvengano con tale allarmante frequenza, quasi fossero normali, tollerabili, giustificabili – insiste Maccari -. E’ sconcertante che alcuni possano pensare che si può accaparrare senza ritegno ciò di cui si ha bisogno uscendo totalmente dal solco della civile convivenza e della legalità. Ma come si dovrebbe intendere tutto questo? Allora tutte le enormi carenze che ci affliggono le dovremmo risolvere andando a depredare di qua e di là ciò di cui abbiamo bisogno, e non per un interesse personale, ma per lavorare! Emerge da situazioni di questo genere un’immagine sconfortante di un sistema in cui chi delinque continua indisturbato a soddisfare tutte le proprie necessità ed a fare i propri comodi, mentre addirittura le Forze dell’Ordine devono pietire un posto dove impiantare gli uffici, mentre molti di noi vengono buttati in mezzo ad una strada perché l’Amministrazione non è capace neppure di garantirci un luogo di lavoro”.