Francesco Guadagnuolo – Il cubo perfezione dell’Icona in occasione del Giubileo
Uno degli ultimi lavori artistico-scientifici di Francesco Guadagnuolo è la scultura dal titolo: “Il cubo-perfezione dell’Icona-ipotesi del Quadrato, del Cerchio, della Croce di Malevic”- cento anni dopo (1915-2015), realizzata in occasione del Giubileo della Misericordia di Papa Francesco, nella quale un quadrato, un cerchio e la croce sono inseriti in un cubo trasparente sospeso nello spazio e percorso da raggi luminosi che rifrangono la rappresentazione geometrica di ogni angolazione, particolarmente se il cubo è soggetto ad un meccanismo di roteazione sul proprio asse. Il quadrato è la configurazione sovrana entro la quale altre configurazioni geometriche potranno essere inserite e che, per roteazione, possono modificarsi in un cerchio (circolarità nella perfezione) o in una croce (emblema ultraterreno nella distinzione tra carne e spirito).
La geometria diviene principio che consente di rappresentare l’infinito, anello del mondo.
All’interno è ubicato un altro cubo di superfice specchiante, che ha la metà della dimensione di quello esterno, grazie al quale l’osservatore può dialogare con ciò che si specchia del mondo reale e con ciò che è transreale, fuori dalla realtà.
Se pensiamo ai pittori d’icone, non riproducono la realtà visibile, in questo modo Malevic allontanava il reale, per liberare l’immagine assoluta cioè l’origine della forma. Il “Quadrato” di Malevic fu esposto nel 1915, nella galleria Dobycina di San Pietroburgo dell’esposizione futurista “0,10” a destra vicino all’entrata, nel luogo dove secondo la consuetudine russa, andavano agganciate alla parete delle abitazioni le vecchie icone. Tale concetto fu inteso dal critico Aleksandr Benois che affermò: “Si tratta indubbiamente di un’icona, che per i signori futuristi si sostituisce a quella tradizionale della Madonna”.
Tornando al “cubo-perfezione dell’icona” di Guadagnuolo, la struttura geometrica assoluta con il quadrato, il cerchio e la croce traspaiono nello spazio dello stesso solido percorso dalla luce nelle sue illimitate possibilità e modificazioni. Guadagnuolo si serve delle trasparenze per raggiungere esiti più compositi, quali appunto la profondità e la luminosità fino a comporre uno spazio-temporale transreale. Così Scienza ed Arte si fondono nell’egemonia del principio “realtà materiale e transrealtà immateriale “. Dunque una spiritualità all’insegna del sacro che è percepito in ogni parte, in tal misura le figure geometriche si consacrano nella perfezione del tutto. Il materiale usato dall’artista è il vetro, scelto per le proprietà peculiari di essenzialità, di purezza e di luminosità. Egli disegna la geometria pensando in contemporanea la realtà trascesa nel supplizio della Croce e la meraviglia dell’infinito.
Nel “Cubo”, la visuale viene sostenuta oltrepassando lo spazio contenuto, dove la trasparenza genera la circolarità; in altre parole, convivono in simultaneità le quattro dimensioni, tre dello spazio più quella del tempo. Il tempo è inizio e fine, l’Alfa e l’Omega: i due termini vengono in questo caso generati dall’opera.
Il cubo trasparente di Guadagnuolo non è altro che un’urna, non l’urna cineraria come viene da pensare, ma un’urna metafisica, intesa come archetipo di immortalità e di resurrezione per esprimere la sequenza circolare della vita, con un protrarsi di trasfigurazioni percepite come “trans” in quanto “attraversamento” dalla dimensione terrena a quella trascendentale.
Interpretando il pensiero di Rudy Rucker: Nessun senso è in grado di percepire la quarta dimensione, eppure essa ci sta di fronte.