Bellezza, il 70% delle donne insoddisfatte del proprio seno, ma il bisturi fa paura
I 6 timori legati all’intervento di aumento del seno
L’esperienza di un’imprenditrice milanese di 38 anni e di una ragazza salernitana di 28 che hanno messo le protesi al seno: «Cercavamo un intervento sicuro, un buon risultato estetico e un post operatorio non troppo lungo»
Il 70% delle donne non è soddisfatto del proprio seno: il 28% lo vorrebbe più grande, il 9% più piccolo, il 33% meno cadente. Lo rivela uno studio condotto negli Stati Uniti qualche anno fa (The Barbie Mystique, David A. Frederick) e la situazione oggi non è cambiata, anche in Italia. «Le donne insoddisfatte del proprio décolleté sono la maggior parte, anche se non tutte hanno delle motivazioni così forti da considerare la chirurgia plastica come opzione. E anche quelle che vorrebbero un seno nuovo, spesso, sono frenate da ostacoli che sembrano insuperabili» dicono Raffaele Rauso e Pierfrancesco Bove, chirurghi plastici di ChirurgiadellaBellezza, surgery network che si occupa di medicina e chirurgia estetica in Lombardia, Toscana, Lazio e Campania.
Due le tipologie principali di pazienti: giovani, di solito ventenni, che desiderano un décolleté più prosperoso e donne più mature, trenta – quarantenni, in genere mamme che, dopo l’allattamento, si trovano con un seno svuotato e decidono di porvi rimedio.
«L’aumento del seno in una donna è una scelta ben ponderata: quando una paziente arriva nello studio di un chirurgo plastico è perché ha già superato buona parte delle sue paure e indecisioni – dicono Rauso e Bove -. Il compito di noi professionisti è capire le vere motivazioni e informare correttamente sullo svolgimento dell’operazione e sul decorso post operatorio».
I timori di chi sta pensando di sottoporsi all’intervento di aumento del seno sono principalmente sei.
Il primo ostacolo da superare per avere un seno nuovo, soprattutto per le pazienti più giovani, è ottenere l’approvazione dei familiari. «È da quanto avevo 18 anni che sogno un seno nuovo. – dice E., 28 anni, di Salerno, che si è sottoposta a settembre 2015 all’intervento di mastoplastica additiva -. Da adolescente sono dimagrita molto e una delle conseguenze è che sono passata da una terza di reggiseno a una prima: il seno è simbolo di femminilità e non averlo mi faceva sentire come se mi mancasse qualcosa. Convincere la mia famiglia non è stato facile, non erano d’accordo e non lo reputavano un aspetto così importante. Tuttavia hanno visto che la mia determinazione negli anni non è venuta meno e hanno capito che non si trattava di un capriccio temporaneo».
Il secondo timore riguarda la sicurezza dell’intervento. Racconta M., imprenditrice di Milano, che a 38 anni ha deciso di realizzare un sogno che aveva da tempo: «Fin da giovane ho sempre voluto un seno più formoso della mia taglia seconda. Poi, dopo due figli e l’allattamento, ho capito che era venuto il momento giusto, anche se i dubbi non mancavano. La mia più grande paura, soprattutto con due bambini piccoli, era la sicurezza. Ho cercato quindi un medico che mi desse fiducia: ho visitato siti internet e forum e ne ho selezionati tre. Due non mi sono piaciuti, il terzo, il dottor Bove, mi ha convinto: la prima visita è stata accurata e non sbrigativa. Non solo mi ha spiegato tutto dal punto di vista tecnico, ma ha anche cercato di indagare sulle motivazioni: voleva accertarsi che mi operassi perché era un mio desiderio e non per compiacere qualcun altro» racconta.
La terza paura è che il risultato estetico non sia come sperato. «Ho guardato molte foto di pre e post intervento per capire se il senso estetico del chirurgo plastico corrispondeva al mio» spiega la ventenne salernitana. Aggiunge l’imprenditrice milanese: «Durante la prima visita, il medico è stato da subito chiaro sulla taglia: mi ha spiegato che non accetta lavori esagerati, sia con protesi troppo grandi sia troppo piccole, in quanto punta a risultati armoniosi. È stato molto fermo su questo punto e devo dire che ne sono pienamente soddisfatta».
Un altro freno riguarda il dolore dell’operazione e il decorso post-operatorio: «Cercavo un intervento che fosse rapido, indolore e poco invasivo per poter tornare presto dai miei bimbi. Per questo ho scelto la smart mastoplastica, che dura 35 minuti in sedazione e anestesia locale: ho potuto tornare presto alle mie attività senza problemi particolari» afferma M.. Dice E.: «Gli altri medici che avevo consultato mi parlavano di un intervento di un’ora e mezza in anestesia totale. La smart mastoplastica proposta da ChirurgiadellaBellezza, invece, mi ha permesso un recupero più breve. Già durante la visita mi ero sentita tranquilla e a mio agio, sicura di potermi fidare. Sono entrata in sala operatoria con il sorriso ed ero davvero tranquilla: mi sono svegliata dopo mezz’ora con accanto il dottore che mi ha subito rassicurato che tutto era andato bene. Ed è stato così. Sono entrata in clinica la mattina e sono uscita alle tre del pomeriggio. Il giorno dopo sono uscita di casa e dopo 10 giorni guidavo l’auto».
Un’altra paura riguarda l’aspetto economico: «Il costo di un’operazione di mastoplastica additiva è significativo, quindi molte pazienti risparmiano qualche anno per potersela permettere o scelgono la formula del finanziamento. Il prezzo è uno dei fattori che le pazienti prendono in considerazione prima di fare un intervento, ma non certo l’unico: ormai i pazienti sono sempre più consapevoli che dietro un prezzo troppo basso rischia di esserci qualche rischio concreto per la salute e preferiscono avere delle garanzie, piuttosto che risparmiare qualche euro e rischiare poi di pagarne le conseguenze» dicono da ChirurgiadellaBellezza.
Dopo l’operazione, quasi tutti i pazienti sono assaliti da mille ansie e dubbi. Nel team di ChirurgiadellaBellezza, un ruolo fondamentale lo svolge la personal assistant: una figura che, pur non sostituendosi al medico, è a disposizione del paziente prima e dopo l’intervento per seguirla e chiarire i dubbi più comuni. «Durante i giorni prima dell’intervento la personal assistant mi ha chiamato per sapere come stavo, se ero preoccupata, se avevo messo tutto l’occorrente in valigia, insomma quasi una mamma – dice l’imprenditrice -. Nei giorni dopo l’intervento, poi, il suo ruolo è stato decisivo: mi telefonava anche cinque volte al giorno per sapere come stavo, per assicurarsi che avessi preso le pastiglie e che stessi seguendo le indicazioni del medico». Aggiunge E.: «Io e la personal assistant siamo diventate amiche. Prima dell’intervento ci sentivamo anche tre volte al giorno, dopo la chiamavo anche solo per un consiglio se avevo dubbi o delle perplessità: mi è stata vicina, mi ha tranquillizzato e coccolato. Ora sono soddisfatta del risultato estetico e conservo un ricordo positivo e per niente traumatico di tutta l’esperienza».