Mare da amare: fa bene alla salute
Il mare fa bene alla salute per 5 motivi. Stare vicino all’acqua aumenta l’energia, le emozioni positive. A dirlo uno studio
Stare vicino all’acqua stimola il cervello aumentando la tua energia e le emozioni positive, riducendo i sentimenti negativi. Lo ha scoperto uno studio dopo dieci anni di ricerca scientifica. Secondo i ricercatori dell’Università della British Columbia, che hanno analizzato gli effetti dei colori rosso e blu su un campione di 600 persone, proprio il colore associato all’oceano e al cielo e quindi a spazi molto aperti e a vasti orizzonti infonderebbe un maggior senso di calma e tranquillità. Proprio quello che serve dopo un anno di stress. Lo studio dimostra come l’acqua e quindi, mare, lago o fiume, porti al cervello cinque benefici fondamentali per la felicità:
1. Il colore blu da’ gioia
A quanto pare il colore blu è anche il colore preferito del mondo. Lo studio dei colori e delle loro proprietà terapeutiche non è una scoperta ma una riscoperta. La cromoterapia è una pratica terapeutica che si è sviluppata attraverso i secoli passando da una fase empirica ad una sempre più scientifica. Nell’età aurea della Grecia e in Egitto si praticava già la medicina del colore. I cinesi curavano i malati ponendoli in camere dove filtrava la luce del colore prescelto oppure avvolgendoli in tessuti colorati.
2. Stare lungo la costa rende più sereni
Istintivamente sappiamo che stare vicino all’acqua ci rende più sani e più felici, riduce lo stress e ci porta pace. Secondo lo studio, per tranquillizzarci a livello di subconscio, basta anche solo osservare un paesaggio marittimo: guardare immagini della natura, infatti, fa attivare le parti del nostro cervello associate “a un atteggiamento positivo, alla stabilità emotiva e al recupero di ricordi felici”.
3. Guardare l’acqua ringiovanisce il cervello
A dirlo anche uno studio del 1995 pubblicato su Environmental Psychology, in cui si analizza il rendimento e la concentrazione di due gruppi di studenti. Uno a cui erano state assegnate stanze con viste su alberi, laghi, prati e un altro a cui erano state date stanze su vedute urbane. Il primo gruppo aveva ottenuto i risultati più brillanti e aveva una maggiore capacità di attenzione funzionale.
4. Guardare le fotografie fa bene, ma l’acqua nella vita reale fa meglio
Secondo le risposte inviate durante uno studio con l’applicazione Mappiness, non solo le persone sono più serene quando stanno all’aria aperta, ma sono più felici del 5,2% quando si trovavano vicino a un corpo d’acqua.
5. L’acqua ci riporta al nostro stato naturale
L’acqua ci riporta al nostro stato naturale: la vita di ogni uomo comincia nell’acqua, il liquido amniotico che ci avvolge nell’utero, e il nostro corpo da bambini è composto per il 75% da acqua. Invecchiando, questa percentuale scende al 60% ma il nostro cervello, un fluido cerebrospinale chiaro e privo di colore, è ancora acqua per tre quarti e le nostre ossa per il 31%. Addirittura i feti umani, all’inizio dello sviluppo, hanno ancora strutture simili a fessure branchiali. Nichols parla di una ‘connessione biologica all’acqua’ che sollecita una risposta immediata nei nostri cervelli.
I risultati suggeriscono che stare vicino all’acqua potrebbe essere utilizzato come una forma di terapia a basso costo. Ha ragione il libro di Wallace J. Nichols ‘Blue Mind: “Mente Blu, la scienza sorprendente che mostra come stare vicino, sopra, dentro o sotto l’acqua possa renderti più felice, più sano, più connesso e migliore in ciò che fai’’ ritenendo una vacanza al mare salutare che rinfranca lo spirito, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Non per niente esiste una branca della medicina, detta climatoterapia, che studia i diversi bioclimi e gli effetti che gli stessi hanno sugli esseri umani. Secondo le ricerche dell’Università Statale di Milano, per esempio, il bioclima di spiaggia degradante è sedativo, calmante, utile per ristabilirsi da patologie di diversa natura, tra cui infarti, allergie stagionali e addirittura nevrosi depressive.
Lecce, 13 marzo 2016