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Teatro Massimo di Cagliari “Il Templare” musical di Manuel Cossu

Il Templare - foto1Sarà il Teatro Massimo di Cagliari, uno dei templi della cultura in Sardegna, ad accogliere il prossimo 19 aprile (con inizio alle 20.30) “Il Templare”, musical inedito del cantante e compositore sardo Manuel Cossu, ambientato a Gerusalemme all’epoca della prima crociata e della conseguente istituzione dell’Ordine dei Cavalieri Templari. Lo spettacolo, suddiviso in due atti della durata di quarantacinque minuti ciascuno, è organizzato in collaborazione con l’Associazione Los Quinchos e l’intero ricavato della serata sarà devoluto al Progetto Los Quinchos, fondato nel 1991 in Nicaragua dall’italiana Zelinda Roccia e dedicato all’accoglienza di bambini e bambine nicaraguensi abbandonati e maltrattati. Prevendita biglietti presso la biglietteria del Teatro Massimo di Cagliari (info: iltemplaremusical@gmail.com). 

IL MUSICAL – Il Templare è un’opera calata in un contesto storico dal sapore medievale e al contempo esotico (la vicenda si svolge in a Gerusalemme in un periodo compreso tra il 1099 d.C. e il 1120 d.C.). Manuel Cossu (autore) fin da bambino è sempre stato affascinato dalle figure dei cavalieri e in seguito alla visione del film “Aleksandr Nevskij” diretto nel 1938 da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, ricevette l’impulso che risvegliò in lui l’immaginario creativo alla base dell’opera. Il musical è stato orchestrato da Matteo Martis con i movimenti scenici a cura di Michela Atzeni e si caratterizza per la presenza di sei protagonisti, un narratore, due cori e basi professionali, per una durata complessiva di circa novanta minuti. La produzione è durata circa due anni, alternandosi tra Cagliari, Berlino e Parma. Il folto cast di artisti è composto da Gabriele Broccia (Rafael di Guzman), Eva Pagella (Sara, ragazza del popolo), Giovanni Pedditzi (Bertrand de Charlerois), Desire’e Fadda (Maryam, madre di Sara), Manuel Cossu (Izmael, capo del popolo di Gerusalemme), Alice Madeddu (Yasmina, compagna di Izmael), Michela Atzeni (Narratore), Elisa Mulas, Ismaelle Francesca Cogoni e Davide Vallascas ( i tre danzattori). Al gruppo corale pop a cappella Pop’s Eleven è invece affidato ilruolo di coro del popolo e coro dei soldati, mentre i musicisti impegnati nella sonorizzazione dell’opera dal vivo sono Andrea Murtas (batteria), Fabio Useli (basso), Giorgio Del Rio (percussioni), Mauro Laconi (chitarra) e Michele Brandinu (pianoforte e tastiere). La produzione è di Manuel Cossu e Jacopo Vannini (Kolloagency – Berlin).

TRAMA – Antefatto: Gerusalemme, a.D. 1099. Izmael e Yasmina, capi del popolo, osservano l’inesorabile avanzare dell’esercito cristiano guidato da Bertrand de Charlerois. Il loro primo incontro sarà la scintilla di una rivalità destinata a crescere e consolidarsi nel tempo. La scena si sposta circa vent’anni dopo, all’alba della costituzione dell’Ordine dei Cavalieri Templari. Rafael di Guzman, braccio destro di Bertrand – nel frattempo divenuto capo dell’Ordine – sente che la presenza cristiana a Gerusalemme è in realtà totalmente priva di tutti gli ideali che lo avevano spinto a unirsi alle Crociate; egli avverte soltanto il disprezzo di un popolo nei confronti di un’autorità imposta con le armi. Bertrand, suo mentore e amico oltre che diretto superiore, cerca di convincerlo a tornare a credere nella loro causa, ma Rafael è ormai troppo consumato dal dubbio per dargli retta. L’esistenza di quest’ultimo, tuttavia, sta per essere sconvolta dall’incontro con Sara, giovanissima popolana, durante un’irruzione inattesa da parte del popolo nel palazzo dei Templari, organizzata da Izmael e Yasmina come “prova di forza”. Rafael e Sara intrecciano una relazione clandestina, consapevoli che né Bertrand né Maryam, madre di lei, appoggeranno un rapporto destinato a un infelice epilogo, a meno che i due non fuggano dalla città. Izmael e Yasmina preparano dunque un piano per consentire alla  coppia di lasciare Gerusalemme e costruirsi altrove un altro futuro.

L’ASSOCIAZIONE – Il Progetto Los Quinchos, fondato nel 1991 in Nicaragua dall’italiana Zelinda Roccia, accoglie bambini e bambine abbandonati e maltrattati. E’ una struttura articolata e dinamica che si avvale dell’opera appassionata di circa quaranta tra educatori ed educatrici, psicologi, maestri artigiani, assistenti, amministrativi, tutti nicaraguensi. Si sostiene con la contribuzione della solidarietà di base, per mezzo dei Comitati e Associazioni italiane dell’Adda, di Bolzano, Brescia, Cagliari e Firenze, i cui i volontari sono impegnati a diffondere la conoscenza del Progetto e la cultura della Pace e della Solidarietà tra i popoli. I contributi appassionati di volontari e gruppi internazionalisti di molti Paesi contribuisce al progresso del Progetto nella piena condivisione della lotta contro l’ingiustizia. L’obiettivo è il reinserimento dei bambini nella loro società offrendo loro le opportunità finora negate sul piano dei diritti umani: ildiritto di vivere serenamente la loro infanzia e la conoscenza dei loro diritti e doveri di futuri cittadini (info: www.losquinchos.it).

IL TEATRO – Il Teatro Massimo vide la luce nel 1947 per iniziativa di una famiglia cagliaritana, i Merello, proprietari dell’omonimo mulino, tre anni dopo che il Teatro Civico di Castello fu raso al suolo dai bombardamenti alleati. L’intenzione dei Merello era di realizzare un cineteatro: ecco perché il progetto – che fu affidato a due architetti cagliaritani, Oddone Devoto e Emilio Stefano Garau – vide coinvolto anche l’impresario teatrale Ivo Mazzei. Insieme alla struttura principale nacque anche un teatro all’aperto poi chiamato Cinegiardino, con 2500 posti, immerso nel verde. Dagli anni Cinquanta in poi arrivarono i grandi della lirica, da Maria Callas a Beniamino Gigli e Tito Schipa, grandi nomi del teatro come Vittorio Gassman ed Eduardo De Filippo, Giorgio Streheler a Tino Buazzelli, fino alle stagioni curate dal Teatro di Sardegna (dal 1979 al 1982) e non mancarono le prime in Sardegna dei kolossal: Ben Hur e i Dieci Comandamenti. Il Teatro Massimo ebbe il suo momento di ribalta nazionale il 6 gennaio del 1960 quando ospitò la serata finale della seconda edizione di Canzonissima, la kermesse canora abbinata alla lotteria di Capodanno. Fu la prima ripresa televisiva in diretta dalla Sardegna. Il 23 marzo del 1970 il teatro salì ancora alla ribalta televisiva ospitando lo spettacolo musicale della Rai Appuntamento a Cagliari, presentato da Mariolina Cannuli e Nuccio Costa con la partecipazione di Dalida, Dori Grezzi, Fausto Leali e i New Trolls: in platea la squadra del Cagliari, con Gigi Riva, pochi mesi prima dello scudetto. Negli anni Settanta fecero il loro ingresso nelle sale di viale Trento anche le prime edizioni del Festival Jazz. Ma furono anni in cui la voglia dei Merello di demolire il teatro e sostituirlo con un’altra costruzione coincise con la crisi che colpì il settore cinematografico. Solo dopo una lunga trattativa con l’amministrazione comunale si arrivò a uno scambio di aree che avrebbe consentito al teatro, simbolo della rinascita culturale della città, di continuare ad esistere. Venne chiuso per qualche anno e riaperto nel 1981. Nel gennaio del 1982, dopo un incendio, il teatro venne chiuso dalla Commissione di Vigilanza per problemi all’impianto elettrico. L’11 febbraio 2009 il Teatro Massimo è stato restituito alla città, dopo 27 anni di chiusura. Il teatro presenta il prospetto principale su via Trento, un prospetto secondario sulla via De Magistris angolo via Trento, mentre il prospetto posteriore si affaccia su un cortile interno. L’ingresso principale per gli spettatori è su via De Magistris. Durante i lavori di restauro sono state rinvenute nove cisterne di epoca romana, rivestite di coccio pesto e un pozzo di sfiato a imboccatura quadrata, utilizzato per la manutenzione dell’acquedotto romano. Il teatro oggi ospita due sale: una da 594 posti a sedere nella platea a gradini, 134 in galleria e 24 nelle 8 logge laterali, un’altra, più raccolta, da 198 posti.  E’ presente una torre scenica a servizio di un palcoscenico di circa 270 mq. Un affascinante gioco di luci dà il benvenuto agli spettatori: i progettisti, infatti, traendo ispirazione dall’originario sistema che permetteva l’apertura del tetto del Massimo nelle notti d’estate, hanno riprodotto le costellazioni sul soffitto del nuovo teatro (fonte: www.sardegnateatro.it).

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