Uso della vitamina D nei pazienti con sclerosi multipla
Anche se non sono disponibili i risultati di studi ad alta potenza, correggere lo stato della vitamina D sembra plausibile in tutti i pazienti con SM e CIS. Mantenere il livello di 25 (OH) D nel siero tra 40 e 100 ng/ml non è noto per esercitare effetti collaterali. Inoltre, potrebbe essere associato con una minore attività della malattia.
E’ stato pubblicato sul sito della rivista scientifica BMC Neurology un interessante articolo intitolato “Iranian consensus on use of vitamin D in patients with multiple sclerosis” (Consensus iraniano sull’uso della vitamina D nei pazienti con sclerosi multipla).
Secondo alcuni ricercatori iraniani, l’accumulo di evidenze da studi sperimentali, epidemiologici e clinici supporta il potenziale legame tra uno status carente di vitamina D ed il rischio di sviluppare la sclerosi multipla (SM), assieme ad un decorso maggiore della malattia. Tuttavia, sono meno consistenti i risultati degli studi sugli esiti clinici della supplementazione di vitamina D nei pazienti con SM, il che ha portato a molte discrepanze nella pratica di routine. In questo articolo, gli autori hanno presentato un riassunto di un simposio sulla vitamina D e e la SM. In questo simposio si propone di rivedere i dati attuali sul rapporto tra la vitamina D e la SM, e di suggerire linee guida di gestione per la pratica dei neurologi.
In generale, l’integrazione sembra essere ragionevole per tutte le forme di SM e la sindrome clinicamente isolata (Rinaldi et al, Toxins. 7: 129-37, 2015) nei pazienti con livelli sierici di 25 (OH) D inferiori a 40 ng/ml. Nei pazienti con insufficienza o carenza di vitamina D, è raccomandata una grossa dose sostitutiva (ad esempio capsule di vit. D per 50.000 UI alla settimana per 8-12 settimane). Il Panel ha anche suggerito: controllo del siero della vitamina D, e del livello di calcio, nonché della compliance del paziente dopo la fase iniziale; trattamento di mantenimento di 1500-2000 UI al giorno o con una dose equivalente intermittente (settimanale, bisettimanale o mensile), considerare la compliance del paziente; controllo di routine dei livelli sierici della vitamina D, almeno due volte l’anno in particolare all’inizio della primavera ed in autunno; valutazione della vitamina D nel siero per parenti di primo grado di pazienti con SM in età ad alto rischio e l’integrazione in caso di insufficienza di (25 (OH) D inferiore a 40 ng/ml); correggere la carenza e l’insufficienza di vitamina D prima della gravidanza, con una dose giornaliera di 1500-2000 UI o l’assunzione bisettimanale equivalente al 2° e 3° trimestre di gravidanza; fermare la supplementazione se il livello nel siero di 25 (OH) D è superiore a 100 ng/ml. Secondo gli autori, anche se non sono disponibili i risultati di studi ad alta potenza, correggere lo stato della vitamina D sembra plausibile in tutti i pazienti con SM e CIS. Mantenere il livello di 25 (OH) D nel siero tra 40 e 100 ng/ml non è noto per esercitare effetti collaterali. Inoltre, potrebbe essere associato con una minore attività della malattia.