Editoriali

Saba :Mio padre è stato per me “l’assassino”

20070409111840La poesia “Mio padre è stato per me l’assassino” fa parte dei quindici sonetti autobiografici contenuti nell’opera di Umberto  Saba intitolata “Autobiografia”. Qui Saba  racconta la propria vita fino al momento in cui intraprese la professione di libraio antiquario. In questa poesia, l’autore ricorda il contrasto che divise i genitori che avevano due caratteri  legati alla diversa razza di appartenenza. E’ questo uno dei rari componimenti in cui il poeta Saba parla del padre , Ugo Edoardo Poli, del suo difficile rapporto con la moglie, dell’odio di questa. Poi ce ne rivela il carattere e sottolinea le straordinarie affinità, non solamente fisiche, che lo legavano al padre.

Nel sonetto viene sottolineato il contrasto tra leggerezza paterna e pesantezza materna, attuando un rovesciamento del ruolo maschile con quello femminile: infatti per l’autore la madre ricopriva il ruolo dell’autorità inflessibile e della punizione (per solito attributo del padre) e il padre il ruolo della trasgressione, della fuga e del piacere. Mentre la madre sentiva tutti i pesi della vita, il padre è definito come un bambino, curioso e capace di stupirsi. A causa del suo comportamento trasgressivo, dell’abbandono della famiglia, dei molti viaggi e delle tante donne avute, la moglie si riferiva al marito con l’appellativo di «assassino» Saba racconta di come abbia sempre avuto una pessima opinione del padre,  ma poi, dopo i vent’anni, scoprì che buona parte del carattere paterno era passata a lui.

E’ un sonetto con rima incatenata con una rigida struttura metrica.La struttura della poesia, semplice come gran parte della produzione di Saba, segue un procedimento simmetrico: alla figura paterna sono dedicate le due quartine, mentre nelle terzine è l’immagine materna a dominare. Ne emerge infine una contrapposizione fra due mentalità assai differenti, ma il recupero dell’immagine paterna non scalfisce la figura della madre: il poeta mostra infatti un senso di compassionevole amorevolezza verso questa donna oppressa dai “pesi” della vita ed incapace, per carattere e cultura, di comprendere la natura inquieta del compagno

Nel sonetto viene sottolineato il contrasto tra leggerezza paterna e pesantezza materna, attuando un rovesciamento del ruolo maschile con quello femminile: infatti per l’autore la madre ricopriva il ruolo dell’autorità inflessibile e della punizione (per solito attributo del padre) e il padre il ruolo della trasgressione, della fuga e del piacere. Mentre la madre sentiva tutti i pesi della vita, il padre è definito come un bambino, «dolce e astuto, gaio e leggero»; curioso e capace di stupirsi: tutto quanto si avvicina al «dono» della poesia proviene all’autore dal padre stesso. A causa del suo comportamento trasgressivo, dell’abbandono della famiglia, dei molti viaggi e delle tante donne avute, la moglie si riferiva al marito con l’appellativo di «assassino» e incitava l’autore a non diventare come il padre (in tal modo veniva delineato un modello pedagogico negativo). Infine «eran due razze in antica tenzone» spiega la conflittualità nel rapporto tra madre e padre, ulteriormente complicato dalla diversa appartenenza religiosa: la madre ebraica e il padre cristiano. E quella conflittualità il poeta la rivive in prima persona, tra le due anime che convivono dentro di sé.
· Nel primo enunciato, Saba descrive subito l’odio che provò per il padre, usando soprattutto l’aggettivo “assassino”. Inoltre spiega che il dono di scrivere poesie lo ha avuto dal padre stesso.
· Nel secondo enunciato, cioè nella seconda strofa, l’autore racconta in brevi parole come era il padre e cosa fece: aveva gli occhi di colore azzurrino, come i suoi, un “sorriso dolce e astuto” e andò vagabondando per il mondo incontrando più di una donna che lo ha amato e mantenuto. · Nell’ultimo enunciato, cioè nella seconda terzina, il poeta riporta il continuo ammonimento della madre di non diventare mai come il padre; ma, annota l’autore, la cosa non andò così (vedi I enunciato). Negli ultimi due versi dice che più tardi sentì dentro di sé che erano due razze in un contrasto da sempre esistito: la madre era ebrea e il padre veneziano (più pessimista l’ebreo, più ottimista il veneziano).

La poesia «Mio padre è stato per me l’assassino» fa parte dei quindici sonetti autobiografici contenuti nell’opera di Saba intitolata «Autobiografia», scritta alla fine del 1922: Saba vi racconta la propria vita fino al momento in cui intraprese la professione di libraio antiquario. In questa poesia, il cui significato è sintetizzato nel verso finale («Eran due razze in antica tenzone»), Saba ricorda il radicale contrasto, di cultura e di temperamento, che divise i genitori ancora prima della sua nascita: avevano due caratteri che erano legati alla diversa razza di appartenenza. Per lui la madre ricopriva il ruolo dell’autorità inflessibile e della punizione, e il padre ricopriva invece il ruolo della trasgressione, della fuga, dell’affermazione del principio del piacere.

 

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