Folchetti: tutela dei manufatti sardi
ARTIGIANATO ARTISTICO – Confartigianato chiede all’UE marchi indicazione geografica anche per prodotti dell’artigianato tipico e tradizionale. Folchetti (Confartigianato Sardegna): “Da anni ci battiamo per una norma che tuteli i manufatti sardi”.
“Estendere la protezione dell’indicazione geografica anche ai prodotti non agricoli”.
Lo ha chiesto Confartigianato all’UE in un workshop organizzato a Bruxelles dalla Commissione Europea. L’iniziativa era finalizzata a raccogliere le indicazioni per dare seguito a un possibile estensione della protezione dell’indicazione geografica ai prodotti non legati alla filiera agroalimentare.
“Auspichiamo che la Commissione estenda anche ai prodotti non agricoli il marchio Indicazione Geografica – commenta la Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Carmela Folchetti – la misura colmerebbe una carenza che penalizza le produzioni locali, come quella sarda, rispetto ad altri Paesi terzi. Soprattutto consentirebbe al consumatore di conoscere la vera origine di ciò che acquista”.
“Sosteniamo da sempre – ha continuato la Presidente – la necessità di politiche che aumentino il livello d’informazione e di consapevolezza dei consumatori sull’origine delle merci. Ciò consentirebbe di valorizzare le produzioni sarde e italiane a cui i mercati universalmente riconoscono un maggior valore legato alla tipicità della qualità produttiva caratterizzata da elementi di innovazione, uniti alla tradizione e alla cultura”.
Confartigianato Imprese Sardegna da anni si batte affinché anche per i prodotti dell’artigianato artistico sardo possa essere istituito un sistema affidabile di Indicazione Geografica; ciò rappresenterebbe un simbolo di memoria, d’identità e di diversità dei territori dell’isola in cui vengono realizzati i manufatti.
I vantaggi dell’estensione delle Indicazioni Geografiche ai prodotti non agricoli sono numerosi. “Alle imprese – spiega la Folchetti – offrirebbe maggiore visibilità sul mercato, un incremento delle vendite e un rilancio dell’occupazione nei tradizionali settori di nicchia che oggi rischiano di scomparire. Ai consumatori garantirebbe la certezza di acquistare prodotti di qualità e tipicità certificate dal marchio IG, mettendoli al riparo dai rischi della contraffazione. Dal marchio IG trarrebbero sicuri vantaggi anche i territori, con l’incremento del turismo grazie all’immediata identificazione di un prodotto con il luogo in cui è stato realizzato. All’Unione europea, infine, l’estensione del marchio IG ai prodotti non agricoli offrirebbe maggiore capacità di negoziazione sui tavoli con altri Paesi terzi”.
“Per la tutela e valorizzazione dei manufatti sardi, i marchi sono indispensabili – afferma Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato – quella verso l’Unione Europea è una operazione fondamentale per promuovere lavorazioni in legno, tessuto, ferro, ceramica, filigrana, argento, corallo e tutte le altre lavorazioni della Sardegna. Tutelare e promuovere questi prodotti significherebbe tutelare e promuovere i nostri territori, la nostra cultura e identità”.
Mameli però riprende anche il discorso sui marchi regionali dell’artigianato artistico.
“Dobbiamo ricordare che tali marchi oggi non sono ancora del tutto operativi – continua Mameli – per questo è necessario che la Regione si adoperi per riattivarli, certificare gli artigiani che anni fa presentarono formale richiesta. Questo nell’ottica di una promozione e di un supporto alle imprese del tipico e tradizionale”.
Il marchio di tutela di qualità dei prodotti dell’artigianato sardo, il famoso “Marchio Collettivo” con l’indicazione di qualità geografica, è stato promosso dall’Assessorato Regionale all’Artigianato, Turismo e Commercio sin dal 2008. Dopo un lungo lavoro di ricerca e classificazione dei parametri di qualità, con particolare riferimento alle tecniche di produzione, che ha portato alla stesura dei disciplinari, realizzato in collaborazione con gli artigiani, sette anni fa si è arrivati a un sistema di certificazione condiviso per 8 lavorazioni artigianali della Sardegna (tessitura, intaglio, filigrana, ferro battuto, ceramica, intreccio, gioielli e coltelli).
Da quel periodo, gli artigiani che avessero seguito tali “parametri”, avrebbero dovuto ricevere il marchio di qualità (Marchio collettivo geografico) attraverso il quale gli acquirenti avrebbero potuto riconoscere l’originale prodotto sardo. Il marchio consiste nel famosissimo cavallino stilizzato, affiancato dal nome “Sardegna”. Oggi abbiamo la diffusione del marchio “Isola” così come nella versione precedente a quella. Lo vediamo tutte le domeniche sulle maglie del Cagliari Calcio, ma ancora pochi artigiani possono fregiarsene.
Mameli ribadisce la piena disponibilità di Confartigianato per costruire un sistema che, insieme alle imprese artigiane, valorizzi il prodotto, lo promuova e lo commercializzi.
“Un buon passo in avanti è stato fatto con il progetto realizzato insieme ad Amazon – continua il Segretario di Confartgianato Sardegna – che vede la possibilità per gli artigiani di poter vendere attraverso la più grande piattaforma mondiale di e-commerce”.“E’ necessario continuare su questa strada – conclude Mameli – anche in considerazione delle rassicurazioni ricevute dall’Assessorato Regionale dell’Artigianato circa l’imminente riapertura del bando per l’inserimento nella “vetrina” www.sardegnaartigianato.com di altri artigiani che volessero sperimentare il percorso del commercio elettronico per i prodotti artigianali di Sardegna”.