Comunicati Stampa

Sempre meno bambini e sempre più adolescenti -in cerca di lavoro- nelle comunità educative

cominUn fenomeno nuovo: alle già significative problematiche che devono affrontare, si sommano oggi l’abbandono scolastico e la difficoltà a trovare lavoro”

La cooperativa COMIN segue 25 minori/neo maggiorenni in 3 comunità a Milano e ha dato vita al gruppo lombardo dell’associazione “Agevolando”


Milano, 15 novembre 2016. La sfida che oggi educatori e coordinatori dei servizi educativi hanno di fronte si è amplificata. Negli ultimi anni lo scenario di riferimento è diventato più complesso: l’ingresso in comunità educativa o familiare è sempre più “spostato in avanti” dal punto di vista dell’età anagrafica, le comunità (e anche i servizi di supporto domiciliare) hanno in carico sempre meno bambini e sempre più adolescenti, in particolare quelli vicini alla maggiore età, se non addirittura maggiorenni in prosieguo amministrativo.

Negli ultimi 4 anni, l’età dei minori con disagio sociale presi in carico dai Servizi Sociali della città metropolitana di Milano si è infatti innalzata: dal 2012, i minori che la cooperativa COMIN accoglie in comunità o segue all’interno di altri servizi (accompagnamento educativo, centri diurni, progetti di promozione sociale) generalmente hanno dai 15/16 anni in su. Fino al 2011/2012 l’età media al momento dell’accesso al servizio era pari a 11/12 anni.

Tale situazione ha modificato in maniera significativa il quadro delle esigenze e delle possibili risposte di questo tipo di servizi – spiega Emanuele Bana, presidente di COMIN-. I ragazzi in ingresso, più grandi che in passato, risultano essere maggiormente ‘scompensati’, con forti problematiche sul lato del percorso scolastico (difficoltà di mantenere la concentrazione, di investire in termini di motivazione nella scuola, che non di rado preludono a frequenze intermittenti e saltuarie, e nei casi più difficili ad abbandoni precoci). Contemporaneamente essi presentano l’esigenza concreta di raggiungere in tempi brevi condizioni di autonomia e capacità di auto-sostentamento”.

Va ricordato infatti che nel 2014, il tasso di disoccupazione in Lombardia ha superato l’8%, assestandosi sui massimi livelli di sempre. Le maggiori criticità, come di consueto, si rilevano sul fronte dei giovani: nel 2014 il numero dei cosiddetti NEET, cioè coloro che non studiano e non cercano lavoro, si è assestato su oltre 75.000 unità di cui quasi 29.000 solo a Milano.

COMIN -prosegue Bana- intende impegnarsi in prima linea nella progettazione di risposte nuove a problemi strutturali, quale, per esempio, l’avvicinamento dei giovani in condizione di disagio al lavoro.

Concretamente abbiamo già iniziato a farlo favorendo, insieme a altri soggetti, la nascita del Gruppo Lombardia di Agevolando (www.agevolando.org), un’associazione nata dall’iniziativa di giovani che hanno vissuto un’esperienza di accoglienza “fuori famiglia” (in comunità, affido, casa-famiglia) e che hanno voluto mettersi insieme per aiutare altri ragazzi e ragazze nella loro stessa situazione di uscita da percorsi di tutela”.

La Cooperativa Sociale COMIN nasce nel 1975 a Milano allo scopo di realizzare interventi educativi a favore di bambini e famiglie in difficoltà.

Oggi segue:

25 minori / neo maggiorenni accolti in 3 comunità: di questi, 19 hanno tra i 16 e i 21 anni (le altre 2 comunità -COMIN ne gestisce 5 in totale – accolgono una i bambini 0-3 anni in pronta accoglienza, l’altra i minori 6-10 anni anche in modalità semi-residenziale);

40 minori in carico ai Servizi Sociali di zona 2 e 9 seguiti dai centri diurni: di questi 15 hanno dai 16 anni in su;

134 minori in carico al servizio di “supporto educativo domiciliare”: di questi 47 hanno dai 15 anni in su;

15 minori seguiti nell’ambito di progetti di promozione sociale (non sono come gli altri in carico ai servizi sociali ma accedono con invio spontaneo da parte delle famiglie): tutti hanno dai 15 anni in su.  

Se salta il lavoro di prevenzione, possibile quando i minori presi in carico non sono già adolescenti o prossimi alla maggiore età, –prosegue Bana– il tipo di fragilità che gli educatori riscontrano è di tipo border, e al disagio sociale spesso si affianca un disagio psichico. Ciò compromette o rende comunque più difficile il progetto educativo sul singolo. Un 16enne che arriva in comunità con un livello di disagio maggiore e un livello di integrazione psicologica tendenzialmente più critico farà più fatica ad assumere e mantenere l’impegno scolastico. Tra questi 16enni e neo maggiorenni il tasso di dispersione scolastica è altissimo, potremmo dire che riguarda quasi tutti. L’orientamento e avvio al lavoro rappresenta una sfida nuova, necessita risposte nuove da costruire, accelera i tempi entro cui devono essere costruite le premesse per realizzare percorsi verso l’autonomia entro il raggiungimento della maggiore età o al massimo entro i 21 anni nei casi di prosieguo amministrativo (provvedimento di Tutela deciso dal Tribunale dei Minori)”.

 

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