Via Padova: L’esercito non è la soluzione
La cooperativa è attiva nella zona sin dagli anni 70, con progetti di educativa di strada (oltre 270 minori coinvolti) e di accompagnamento al ricongiungimento (250 ragazzi a rischio emarginazione)
Milano, 17 novembre 2016 – “Via Padova è un crocevia abitato da chi vi risiede, ma anche da chi ha deciso di lavorare e investire in questa zona di Milano, ‘Nolo – North of Loreto, com’è chiamata ora’. Qui ci sono persone anche molto diverse tra loro. Questa fetta di città è anche attraversata da una serie di gruppi di appartenenze, tra cui troviamo le gang latine. Il nostro lavoro di operatori sociali parte dal tenere presente questa varietà, che è insieme rischio e bellezza di via Padova; ciò che affascina chi come noi la abita dagli anni 70″.
Sono le parole di Emanuele Bana, presidente di COMIN, in relazione ai recenti fatti di cronaca e all’ipotesi di impiegare l’esercito ventilata dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
Nella zona 2, quella di via Padova, COMIN ha avviato progetti:
– a partire dal 2000 ha coinvolto oltre 270 i minori in progetti di educativa di strada.
– dal 2002 ha dato vita al progetto Cassiopea, che consiste nell’accompagnamento di 250 ragazzi in fase di ricongiungimento familiare: un lavoro di prevenzione per i ragazzi a rischio emarginazione e quindi delinquenza.
– nel 2010, fondazione Cariplo ha istituito il primo bando sulla coesione sociale, che ha finanziato un progetto triennale in zona 2 di cui COMIN è stata capofila.
“Un buon lavoro di coesione può esserci solo se coinvolgiamo attivamente i cittadini, se facciamo promozione sociale senza che però venga tralasciata la sicurezza. La coesistenza di culture diverse può stare solo all’interno della legalità. Da troppo tempo via Padova è sotto i riflettori di accadimenti di malavita e tra i cittadini residenti c’è anche chi è esasperato: nel nostro lavoro nel territorio, con le associazioni e i cittadini, sempre più spesso raccogliamo fatica e preoccupazione di chi vive in pezzi di quartiere dove attività illegali sono tanto note quanto incontrastate. La percezione delle persone che deriva da una mancanza di presidio quotidiano del territorio fa sì che crescano sentimenti di insicurezza e abbandono delle Istituzioni.
Sappiamo che non è così, per la grande attenzione ed energia che il Comune mette, attraverso politiche sociali solide: educativa di strada, custodia sociale, progetti di coesione, interventi domiciliari sono attività diffuse che realizzano una presenza capillare e costante.
Il recente fatto di cronaca sembra cancellare tutto ciò. Perché?
Forse il nodo è proprio nella legalità: è quindi bene che siano il Prefetto e il Sindaco ad indicare quale sia lo strumento per ripristinare e difendere legalità e sicurezza.
Il nostro ruolo è raccogliere le positività che ci sono nei territori intorno a via Padova e sviluppare delle connessioni di comunità. Questo può prevenire anche l’insorgere di comportamenti e di situazioni a rischio.
Auspichiamo che insieme a un regolare lavoro di coesione, che organizzazioni come COMIN portano avanti da tempo in zona 2, vi sia un’attenzione alla legalità e alla sicurezza che si traduca in presenza costante. Solo così i fatti di cronaca, che senza dubbio esistono e continueranno a esserci, e che rischiano di venire strumentalizzati, potranno non determinare reazioni di chiusura e rifiuto verso l’altro”.