Corso teorico-pratico “L’inclusione attraverso lo sport”
La definizione “diversamente abile” è stata utilizzata per far riflettere sul fatto che ogni persona, più o meno abile, se è messa nelle condizioni di tirare fuori il meglio di sé, in un contesto ambientale di relazione, esprime capacità ed abilità che vanno oltre le apparenze legate alla sedia con ruote, alle stampelle, al bastone.
Tale definizione valorizza, quindi, tutte le abilità di cui ogni individuo è portatore e che, pertanto, proprio perché riferite alla singola persona, sono diverse. La personalizzazione degli interventi, rende poi l’attività mirata e ad hoc per ogni singola persona.
L’idea di disabilità può anche essere introdotta per le persone considerate genericamente normali quando non sappiano usare il computer nella nostra era d’informazione tecnologica o non sappiano guidare l’automobile, ormai indispensabile per gli spostamenti, oppure non abbiano la capacità di adattarsi ai mutamenti, ricercando nuovi saperi.
Insomma bisogna essere prima persone e poi disabili, bisogna credere in ciò che abbiamo e possiamo. In tale direzione si è orientati a dare più qualità alla vita e maggior rispetto alla diversità, superandola affettivamente e concretamente, dunque valorizzandola.
Negli attuali documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (l’ICF-DH-2, ribattezzato ICF, International Classification of Functioning Disability and Health, edito nel maggio 2001) in materia di disabilità e di handicap, la parola disabilità viene usata accanto alla parola funzionamento al fine di indicare tre fondamentali dimensioni che riguardano la persona disabile: il corpo (le menomazioni della struttura, degli apparati e dei sistemi), l’attività (le limitazioni alle attività, dalle più semplici alle più complesse), la partecipazione (le restrizioni e gli ostacoli alla partecipazione).
Il valore dell’attività motoria per le persone disabili:
L’attività motoria manifesta il bisogno del corpo di esprimersi, il movimento è un’ esigenza vitale in tutte le età dell’uomo. Attraverso la pratica, la persona disabile, al pari di tutti gli altri, ha la possibilità di migliorare la propria coordinazione, la forza, la resistenza, la velocità, di perfezionare le proprie abilità, di allenare la propria volontà e di imparare a superare la fatica. Da un punto di vista psico-sociale, l’attività motoria favorisce la socializzazione, sprona all’ impegno, stimola il coraggio, promuove la lealtà e incentiva la comunicazione interpersonale e la collaborazione.
Perché tutto ciò accada bisogna fare in modo che l’attività sia in funzione della persona e non viceversa. Il luogo dove si pratica deve essere un ambiente in cui amicizia, collaborazione e spirito di gruppo, stanno alla base dei rapporti interpersonali e il raggiungimento del risultato rappresenta solo un incentivo a migliorare sé stessi.
Sul piano pedagogico, è opportuno che l’attività, nel caso della persona disabile sia liberata dal muoversi fine a sé stesso. La pratica fisica deve costituire un’attività mirata, con verifiche periodiche, e deve essere considerata un importante mezzo di formazione perché consente al soggetto di mettere in gioco non solo le sue capacità fisico-psichiche, ma anche di sperimentare valori etico-sociali.
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