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VENEZIA: GUARNERI E GRIFFA ALLA BIENNALE 2017

 giorgio griffa
giorgio griffa

Pittura riflessiva, poco appariscente, che necessita concentrazione e disponibiltà al dialogo: è la pittura analitica che grazie alla curatrice internazionale Christine Macel torna in auge alla Biennale 2017. “Dobbiamo ringraziare- spiega Armando D’Amaro, collezionista e editor- la Macel, che è anche la direttrice del Centro Georges Pompidou, il mitico Beaubourg di Parigi, per aver dato l’opportunità a tre nostri grandi artisti, Guarneri, Griffa e la Lai, inserendoli fra i 120 contemporanei più interessanti nella mostra internazionale. In Italia sono artisti che non scopriamo certo oggi, ma meritavano davvero una passerella internazionale e prestigiosa come la kermesse veneziana per un rilancio. Sarebbe tuttavia riduttivo concludere che per loro questa Biennale potrebbe essere considerata il coronamento di tre carriere”. Mentre Maria Lai (che è scomparsa a 94 anni nel 2013) è stata una maestra indiscussa dell’arte tessile, per Riccardo Guarneri e Giorgio Griffa il discorso è diverso. La geometria, la delicatezza dei colori e la ricerca della luce, stanno alla base della pittura del maestro fiorentino Guarneri, che torna a Venezia dopo 50 anni. La sua prima partecipazione fu infatti quella del 1966 quando espose con Paolo Scheggi e Agostino Bonalumi. La Macel lo ha scelto perchè aveva visto una sua bella mostra a New York alla galleria Rosai Ugolini, e gli era piaciuta: “Christine Macel – ci ha spiegato lo stesso Guarneri- visitando la mostra di New York ha ritenuto di dovermi conoscere di persona e ci siamo dati appuntamento a Milano. Succesivamente ha voluto visitare il mio studio ed è venuta a Firenze e in quella occasione insieme abbiamo scelto cinque grandi quadri inediti da esporre alla Biennale”. Si tratta di opere che sono caratterizzate dalla incessante ricerca sulla luce, realizzate con acquerello, matita e pastello. Anche per il torinese Giorgio Griffa si tratta di un grande ritorno a Venezia dopo molti anni (ben 37). Griffa è infatti alla sua terza Biennale: dopo la sorprendente doppietta del 1978 e 1980 è stata la coraggiosa Macel a rivolerlo sotto i riflettori internazionali, inserendolo all’ Arsenale, nel Padiglione dei Colori. Considerato da una parte della critica uno dei maggiori maestri italiani dell’ astrattismo e dell’ arte Povera, è anche citato quale paladino (il fondatore da quasi tutti è invece riconosciuto essere stato Guarneri) della Pittura Analitica. Le sue opere sono tele aperte, su tela grezza (canapa, lino, iuta e cotone) non chiuse dal telaio, ricche di cifre, lettere, segni ed arabeschi. Essenziali e poco appariscenti, invitano al pensiero, alla riflessione ed alla ricerca di soluzione di tutti quei segni, righe e punteggiature di colore che contraddistinguono il suo mondo. Quando dipinge ha mano ferma, è immediato, segue un percorso preciso e consapevole, senza esitare percorre la via che lo porterà a completare l’opera. Molto attivo anche nel dibattito e nella divulgazione dell’ arte, Griffa ha scritto una dozzina di libri nei quali ha esposto le proprie idee sulla pittura. Guarneri e Griffa due maturi artisti che secondo il parere attento della Macel (da 17 anni direttrice del Beaubourg) rappresentano davvero la contemporaneità: “Penso che i lavori dei due artisti – ci ha spiegato la Macel- siano molto differenti fra loro. Non li ho invitati a Venezia perchè sono considerati da molti critici paladini della Pittura Analitica, ma per le loro qualità specifiche. In particolare per l’ uso che essi fanno del colore. I loro lavori rispecchiano un raffinato, consapevole e classico uso della tavolozza. Per questo in Mostra sono stati ospitati nel Padiglione dei colori. Di Guarneri mi ha interessato in particolare la luce, mentre Griffa è molto più speculativo nell’ approcciarsi all’arte ed i suoi scritti sono parte del lavoro”.

CLAUDIO ALMANZI

 

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