“Rajche”, Subiaco svela le sue radici più profonde in tre giorni di festa – 25/27 ago
La città dei monasteri è pronta a svelare le sue radici più profonde. O meglio le “rajche”, come si dice nel dialetto di Subiaco, che traggono la linfa vitale da tradizioni, musiche, artigianato e gastronomia che accomunano gli abitanti dell’alta valle dell’Aniene. Dal 25 al 27 agosto torna nel centro in provincia di Roma l’appuntamento con “Rajche, radici in comune”, tre imperdibili giorni dedicati alla cultura locale e dialettale tra poesie, stornelli e canti popolari; all’ombra della Rocca Abbaziale che fu dimora dei Barberini, dei Colonna e di Lucrezia Borgia, i visitatori potranno sentirsi sublacensi per qualche ora nei vicoli e nelle piazzette del paese, fra i più suggestivi del Lazio.
A dare il via alla nona edizione dell’evento sarà, venerdì 25 agosto alle ore 21 in piazza Santa Maria della Valle, la rappresentazione teatrale “Na giornata de Santese, Médico 1949”, scritta e diretta da Benedetto Bagnani. Sabato 26, dalle 19 fino a tarda sera, è invece in programma l’attesissima passeggiata gastronomica: “armati” di sacca e calice e accompagnati dalle note della musica della tradizione agro pastorale locale, si potranno gustare tantissime portate della cucina tipica del territorio, realizzate al momento con materie prime del posto seguendo le antiche ricette delle nonne; e in abbinamento ai piatti a “chilometro zero” la Fondazione Italiana Sommelier- Bibenda proporrà una selezione di vini da gustare nelle vecchie cantine del paese, riaperte per l’occasione. Il 27 agosto dalle 10.30 in poi torneranno protagonisti gli antichi strumenti della musica agro pastorale con la settima edizione di “Rajche: di legno, di canna, di pelle”, la mostra-mercato della musica popolare e della liuteria tradizionale; artigiani e costruttori di zampogne, organetti, chitarre e tamburi, metteranno in mostra i propri lavori e ognuno potrà provare l’emozione di imbracciare questi caratteristici strumenti. La giornata si chiuderà con la tradizionale “panarda”, una cena all’aperto il cui menù a base di piatti semplici ricorda il modo in cui usavano pasteggiare i nostri antenati, mentre il caratteristico “ballo della pantasema” darà a tutti l’appuntamento alla prossima edizione.
A fare il resto, poi, sarà lo splendido teatro naturale della manifestazione, il centro storico di Subiaco costruito su una rupe di roccia che domina la campagna circostante; al suo interno meritano una visita la Rocca Abbaziale medievale, la trecentesca chiesa di San Francesco e quelle neoclassiche di Sant’Andrea e di Santa Maria della Valle. Nei dintorni, a pochi chilometri dall’abitato, sorgono gli splendidi monasteri di Santa Scolastica – l’unico fra i dodici voluti da San Benedetto nella valle sublacense sopravvissuto ai terremoti e alle distruzioni saracene – e quello del Sacro Speco, eretto nella curvatura di una alta parete di roccia e sorretto da nove alte arcate, con il suggestivo labirinto interno fatto di ambienti di vita quotidiana, piccole chiese e cappelle scavate nella roccia.
Dall’imperatore romano Nerone alla famiglia Borgia, da San Benedetto che qui scrisse la sua la sua Regola fino alla prima stampa in Italia di un libro con il metodo Gutemberg, Subiaco e la valle dell’Aniene sono state nei secoli teatro di eventi fondamentali per l’Italia e per il Vecchio Continente; ma accanto a questi grandi eventi si è sviluppata un’altra storia – decisamente meno nota – fatta di momenti legati alle feste calendariali, alla devozione popolare e alle attività economiche tradizionali: una storia di radici comuni che “Rajche” tornerà a far rivivere come per magia.