La riforma dell’intelligence nazionale compie dieci anni.
Con una convergenza amplissima delle forze politiche presenti in Parlamento, venne approvata nel 2007 una legge che mutò in profondità il quadro giuridico, l’architettura organizzativa e la fisionomia degli Organismi informativi.
Lo spirito di leale collaborazione fra maggioranza ed opposizione testimoniava l’intuizione posta alla base dell’impianto riformatore: unire le risorse e le competenze a fronte di fenomeni nuovi, gravidi di prospettive inedite, ma anche di minacce ed incognite, che andavano affrontati con strumenti rinnovati e risposte adeguate.
Quel testo legislativo si è rivelato lungimirante. Ha confermato nel tempo la sua compiuta efficacia, pur a fronte dell’incalzare degli eventi. Ha potuto adattarsi ai mutamenti intervenuti negli anni, grazie ai provvedimenti di attuazione regolamentare ed ai necessari interventi di aggiornamento.
Essere lungimiranti non significa rinnegare il passato. Vuol dire, al contrario, prendere le mosse dal retaggio valoriale della tradizione ed al tempo stesso modernizzarsi, edificando costruzioni nuove su fondamenta solide e profonde.
La complessità delle sfide di sicurezza del mondo globalizzato, i connotati sempre più radicali del terrorismo, le caratteristiche sovranazionali dell’economia, le evoluzioni tecnologiche, l’interdipendenza planetaria avevano mutato i paradigmi di lettura ed interpretazione della realtà, sino ad incidere sulla nozione di interesse nazionale.
In tal senso, attribuendo ai Servizi Segreti il compito di tutelare, oltre agli interessi politici e militari, anche quelli economici, scientifici ed industriali dell’Italia, la riforma del 2007 ha consacrato, e posto alla base della sicurezza nazionale, il concetto di “Sistema Paese”.
Parimenti venne sancita una necessità irrinunciabile in democrazia, quella di circoscrivere rigorosamente il perimetro del segreto, collocando a suo fondamento null’altro che i supremi interessi che possono coinvolgere l’esistenza stessa dello Stato.
Il percorso di questi anni si è dimostrato coerente con questi principi fondamentali.
Ridisegnata essa stessa come “Sistema” e posta unitariamente sotto la responsabilità del Presidente del Consiglio dei Ministri, l’intelligence ha potuto, e saputo, ascoltare e comprendere le istanze e prospettive più significative che concorrono a definire l’interesse nazionale. Ciò grazie ad un assetto centripeto, nel quale la chiara distinzione di ruoli fra AISE ed AISI ed il coordinamento affidato al DIS fanno dell’efficienza la cifra più genuina dell’operare quotidiano.
Strumento non convenzionale, l’intelligence è integrata armoniosamente nell’architettura istituzionale della Repubblica, a beneficio pieno della capacità nazionale di individuare per tempo le minacce alla sicurezza e le risposte più appropriate per farvi fronte. A questo compito si sta assolvendo anche col reclutamento di giovani talenti, con un amalgama produttivo fra le professionalità nuove e quelle più tradizionali depositarie di esperienza preziosa, con l’affinamento continuo dei percorsi formativi interni, con la promozione di
una cultura diffusa della sicurezza.
La grafica che caratterizza il francobollo celebrativo del decennale è stata dunque concepita allo scopo di rendere, nell’essenzialità delle sue forme e nel carattere evocativo del suo cromatismo, lo spirito riformatore e la portata del cammino sin qui compiuto nel connubio intimo fra sicurezza e libertà.
Il logo del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica è stato reinterpretato per l’occasione. Il segno unico, fluido e ininterrotto rappresenta la rapidità con cui le informazioni convergono da più organismi a quello centrale. Il richiamo al tricolore simboleggia l’impegno quotidiano delle donne e degli uomini dell’intelligence: la dedizione di una comunità a presidio di una democrazia unita nei valori e negli interessi condivisi.
Pref. Alessandro Pansa
Direttore Generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza