Comunicati Stampa

Furti d’olio vegetale esausto: il Tribunale di Chieti emette la condanna

Condannati Carlo Benincaso e Massimo Aquilano, arrestati a Mosciano Sant’Angelo per i furti di oli di frittura perpetrati

Il Tribunale di Chieti, con sentenza n. 936 depositata alla fine di novembre, ha condannato ad un anno e due mesi di reclusione e alla multa di 1.000 euro Benincaso Carlo e Aquilano Massimo, rispettivamente titolare e dipendente della ditta Adriatica Ambiente s.a.s. con sede a Mosciano Sant’Angelo (TE), riconoscendoli colpevoli di una serie di furti di olio vegetale esausto commessi tra il marzo 2012 e il marzo 2013.
Ma ricordiamo cosa avvenne qualche anno fa: alle prime luci dell’alba del sei maggio 2014 i Carabinieri del Noe di Pescara, a seguito di un’intensa attività investigativa protrattasi per oltre due anni anche per mezzo di pedinamenti elettronici, arrestarono cinque persone tra titolari e dipendenti della ditta Adriatica Ambiente s.a.s. ponendone sotto sequestro l’impianto di stoccaggio con sede nel teramano.
L’operazione è stata eseguita con il concorso dei carabinieri nelle province di Teramo e Chieti, in esecuzione del provvedimento del Gip del Tribunale de l’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica della locale Direzione Distrettuale Antimafia, David Mancini.
In sostanza, da quanto emerso nel corso delle indagini, l’olio vegetale esausto veniva sottratto indebitamente dalle campane pubbliche stradali utilizzate per la raccolta urbana del rifiuto proveniente da utenze domestiche, una volta forzate, o direttamente dai fusti di svariati ristoratori.
L’olio esausto, una volta rubato, veniva rivenduto al mercato del riciclaggio e del recupero, con conseguente profitto a vantaggio dei sottrattori e a danno, oltre che dei ristoratori, anche di altre società di raccolta legittimate invece,da apposite convenzioni, all’approvvigionamento degli stessi.
Durante la perquisizione del settembre 2012 sono stati rinvenuti nello stabilimento di Mosciano 12.000 kg di oli vegetali non documentati e di cui il titolare non ha saputo spiegare la provenienza e fusti per lo stoccaggio degli oli, ormai vuoti, appartenenti a ditte di raccolta concorrenti.
Inoltre sono stati trovati strumenti di scasso utili a forzare i contenitori, ma pure agende dove, Benincaso e dipendenti, documentavano giornalmente, in ordine cronologico, tutti i luoghi di prelievo del rifiuto, con indicazione delle località, denominazione degli esercizi commerciali, le campane stradali, e i quantitativi con l’indicazione dell’avvenuta compilazione o meno del formulario di identificazione del rifiuto di cui, per legge, è obbligatoria la compilazione ai fini della tracciabilità del rifiuto.
Dall’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica de L’Aquila sono scaturite diverse “costole” presso le varie Procure marchigiane ed abruzzesi territorialmente competenti per i singoli episodi di furto e di cui si saprà presto il verdetto.
Una di queste costole è sfociata nella recente sentenza del Tribunale di Chieti, che ha riconosciuto la bontà dell’attività investigativa compiuta dai Carabinieri del Noe di Pescara.

Hamlet

"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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