Affresco dipinto in una chiesetta di Castelnuovo di Ceva
Tra i fatti meno citati di quel periodo (1700) che caratterizzano la misteriosa storia della Sacra Sindone è il viaggio che essa fece, assieme alla casa regnante sabauda, mentre Torino era assediata, nel 1706 durante la guerra di successione spagnola.Abbiamo in proposito un testimone sicuro che molti anni dopo così scrisse: “Attesto io sottoscritto avere inteso da re Carlo Emanuele III di gloriosa memoria che nell’anno 1706, minacciata la città di Torino di assedio, si portò esso con la Reale Famiglia a Genova; che in detto tempo seco si recarono la preziosissima Sindone e questa nelle case, ove si fermarono a riposo, collocarono sempre in camera appartata decente con lumi”.Chi era costui? Si trattava precisamente del teologo don Rosina, Cappellano e Custode della Reliquia, che rilasciò questa dichiarazione:nel 1785.In altra fonte successiva ci è dato di leggere che “…nell’anno 1706, quando il Piemonte invaso dai Francesi, Torino minacciata d’assedio, come poscia lo soffrì lungo e disastroso, fu la Sindone per preservarla dall’eccidio, portata dalla Famiglia Reale in Genova, ov’erasi essa rifugiata, e durante quel viaggio, nelle case in cui la Duchessa coi Principi prendevano riposo, veniva la Sindone collocata sempre in camera coi lumi appartati e decorosi addobbi”.
Ben documentato nei Cenni sulla Santissima Sindone, sulle principali sue pubbliche ostensioni e su quella che ha luogo addì 4 maggio di quest’anno 1842, ed. Fontana, Torino.
Il corteo in fuga da Torino risultò quindi composto dalla duchessa madre Giovanna Battista di Savoia Nemours, dalla moglie di Vittorio Amedeo II, cioè Anna d’Orleans, dai figli Vittorio Filippo e Carlo Emanuele, destinato a succedere a Vittorio Amedeo II col titolo di re Calo Emanuele III), dal principe di Carignano Emanuele Filiberto e dalla consorte di questo Caterina d’Este.
L’idea base sarebbe stata quella di condurre la famiglia nella potente base militare di Savona, la storica fortezza delPriamar, ma pare che la Serenissima Repubblica di genova, rispondendo al Duca sabaudo, sostenesse che la fortezza di Savona non era ambiente decorso per ospitare i membri di una illustre casa regnante… ma la motivazione reale era che i genovesi volessero in ogni modo impedire al temutoVittorio Amedeo II di poter accedere ai segreti di una fortezza ritenuta fondamentale per la tutela del genovesato.