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Anni di piombo: storia e politica diventano violenza

Gli anni di piombo sono un periodo storico importante per la Repubblica Italiana. Tra gli anni 60 e i primi anni 80 cambia l’Italia e lo scenario politico.

Dopo il 1968 di cui questo anno ricorrono i 50 anni,  in Italia la lotta operaia e di classe si fa dura: nascerà il terrorismo e gli estremismi si faranno sentire.

Una dialettica forte è quella che esce dalle fabbriche: la violenza diventa diffusa e di piazza. Lotta armata e terrorismo rosso e nero sconvolgono lo scenario politico.

 

Una delle date simbolo degli anni di piombo è il 9 maggio 1978.

L’uccisione di Aldo Moro rappresenta una delle pagine più buie della storia della Repubblica Italiana: è il Colpo al Cuore dello Stato, è la violenza che entra forte nella Politica. E’ la violenza che ferma la storia fermando l’Italia.

 

Anni di piombo: come nasce il termine

Il termine Anni di Piombo non ha nulla a che vedere con i fatti a cui comunemente si avvicinano. Infatti il termine nasce da un omonimo film uscito nel 1981  diretto da Margarethe von Trotta, che trattava l’esperienza storica analoga e contemporanea vissuta dalla Germania dell’Ovest.

In Italia sono gli anni del terrorismo, sono gli anni delle Brigate Rosse e delle stragi nere e rosse. Sono gli anni in cui le piazze infiammano e la politica è vissuta in modo forte da qualsiasi classe sociale.

 

Tappe degli anni di piombo

Tra le date fondamentali degli anni di piombo è bene segnalare e tenere presenti quelle delle stragi.

  • 22 luglio 1970: strage di Gioia Tauro (6 morti e 66 feriti);
  • 31 maggio 1972: strage di Peteano a Gorizia (3 morti e 2 feriti);
  • 17 maggio 1973: strage della Questura di Milano (4 morti e 52 feriti);
  • 28 maggio 1974: strage di piazza della Loggia a Brescia (8 morti e 102 feriti);
  • 4 agosto 1974: strage dell’Italicus (strage sull’espresso Roma-Brennero, 12 morti e 105 feriti);

Sebbene storicamente possano terminare con la strage della Stazione di Bologna non è vero che essi finiscono nel sentire comune. L’odio scaturito da quel periodo è ormai entrato a far parte della vita collettiva italiana e la politica ormai ha assunto posizioni chiare e nette.

Sopite poi negli anni ma pur sempre vive nei pensieri di tanti: chi parteggiava per le posizioni espresse dalla sinistra extraparlamentare prosegue in suo cammino, molti continueranno a fiancheggiare le scellerate scelte delle Brigate Rosse altri no. Stessa cosa si può dire a destra dove l’estremisto e lo stragismo, gli omicidi politici assumono valori importanti.

Anni di piombo: nè vinti nè vincitori

Molti sono convinti che gli anni di piombo in Italia siano il proseguo dell’accesa contrapposizione politica scaturita dalla Seconda Guerra MOndiale.  Le posizioni tra coloro che si ispiravano alle idee dei Partigiani e chi invece continuava a voler rafforzare le politiche del fascismo sono forti. Ad queste si affiancano le posizioni centriste portate dai Democratici Cristiani. Non solo.

L’Italia è un Paese in evoluzione dove gli operai prendono la coscienza di classe ed iniziano a rivendicare i diritti. Nascono le Brigate Rosse, i collettivi di fabbrica e, nella società civile gli studenti acquisiscono una coscienza politica mai avuta sino a prima.

E’ l’Italia che si ribella alla storia: è anche l’Italia che prende coscienza dei cambiamenti. E’ l’Italia del compromesso storico tra Partito Comunista Italiano guidato da Enrico Berlinguer e la Democrazia Cristiana di Aldo Moro. E’ l’Italia che vuole cambiare. Italia che vede fermare il cambiamento il 9 maggio 1978.

Nè vinti nè vincitori da questi anni di guerra civile sopita e nascosta: uno Stato forte e debole nel contempo una Italia confusa, feroce e idealista.

 

 

Hamlet

"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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