Il giardino dei Finzi-Contini probabile traccia di maturità
Il giardino dei Finzi-Contini è un romanzo di Giorgio Bassani del 1962. Il giardino dei Finzi-Contini racconta la vita della comunità ebraica di Ferrara dal primo Dopoguerra fino agli anni Cinquanta.
Il giardino dei Finzi-Contini
Pochi romanzi italiani del Novecento sono entrati così profondamente nel cuore dei lettori come “Il giardino dei Finzi-Contini”, un libro che è riuscito a unire emozioni private e storia pubblica, convogliandole verso un assoluto coinvolgimento narrativo.
La prima stesura avvenne a Santa Marinella (Roma), all’Hotel Le Najadi. Il romanzo fu pubblicato nel 1962. Il romanzo vinse il premio Viareggio nello stesso anno.
Dal romanzo è stato tratto il film omonimo, diretto da Vittorio De Sica, per il quale Bassani scrisse alcuni dialoghi della sceneggiatura; ma, all’uscita del film, lo scrittore scoprì modifiche che lo indussero a far ritirare la propria firma dalla sceneggiatura, considerando la pellicola un tradimento dello spirito del romanzo.
Pochi libri italiani del Novecento sono entrati così profondamente nel cuore dei lettori come “Il giardino dei Finzi-Contini”, un libro che è riuscito a unire emozioni private e storia pubblica, convogliandole verso un assoluto coinvolgimento narrativo.
Un narratore senza nome ci guida fra i suoi ricordi d’infanzia, nei suoi primi incontri con i figli dei Finzi-Contini, Alberto e Micòl, suoi coetanei resi irraggiungibili da un profondo divario sociale. Ma le leggi razziali, che calano sull’Italia come un nubifragio improvviso, avvicinano i tre giovani rendendo i loro incontri, col crescere dell’età, sempre più frequenti
I giovani, ormai ventiquattrenni, trascorrono le giornate nella sicurezza del giardino, isolati, in una quiete circondata dal dolore della discriminazione e dall’incrudelirsi del fascismo. L’autore non si sofferma in maniera eccessiva sull’aspetto del regime e lascia intravedere piuttosto, nelle giornate dei ragazzi e nei loro discorsi, quella disperazione che li circonda, situazione accomunabile alla lieta brigata di Boccaccio: anch’essi rifugiati in una sorta di nuova realtà.