Stefano Pigolotti: “La mindfulness migliora la consapevolezza di sé, e ci aiuta a vivere meglio”

La mindfulness è una delle tecniche più note di questi ultimi anni per migliorare la consapevolezza di sé. La definizione più nota è quella di Jon Kabat-Zinn, professore di medicina presso la University of Massachusetts, che diceva: “Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”
Possiamo affermare che la Mindfulness aiuta a migliorare la propria esperienza nella vita dei singoli momenti quotidiani.
Abbiamo chiesto a Stefano Pigolotti, Professional Coach e imprenditore , come questa tecnica ci può aiutare a migliorare nel lavoro e nella vita.
“La Mindfulness – spiega Pigolotti – ha molti punti in comune con la meditazione, specialmente di consapevolezza, per apprendere ed interiorizzare una pratica meditativa che sia adeguata e coerente con il contesto quotidiano di ognuno, per combattere il disagio che la vita stessa causa. Non si tratta di una tecnica di rilassamento, così come non serve per entrare in trance o raggiungere il Nirvana”.
“Chi segue la filosofia della Mindfulness, grazie a una maggiore semplicità personale, punta a ottenere una maggiore presenza al qui, aprendosi a esperienze inaspettate, alla ricchezza del momento presente, alla pienezza del vivere, imparando anche a gestire, senza negare, il disagio, la sofferenza, il dolore e aumentando la propria resilienza. Grazie a questa pratica è possibile entrare in relazione più diretta con il disagio e la sofferenza, imparare a rivolgere piena attenzione, a fare spazio anche a quello che non ci piace, che non vorremmo o che ci fa soffrire, consentendo di trovare una possibilità sorprendente essere meno condizionati e meno oppressi dal dolore stesso”.
“Alla base della tecnica troviamo la dottrina e la pratica meditativa buddista, fortemente legata alla ricerca della consapevolezza. Fra gli insegnamenti del Buddha troviamo infatti la ricerca dei fattori mentali che consentono all’individuo di cogliere l’essenza e la natura di ciascuna esperienza: l’aspirazione, la fiducia, l’attenzione, la discriminazione e, naturalmente, la consapevolezza”.
“Raggiungere questo obiettivo, secondo la tradizione buddista, è possibile. Non cambiando la realtà esterna, ma con un mutamento dell’individuo stesso a livello cognitivo ed emotivo, per correggere gli errori che la mente umana commette di frequente quando non sia stata allenata e disciplinata”.
Esistono pratiche mediche che sfruttano la mindfulness?
“La terapia più diffusa – continua Stefano Pigolotti – è la Mindfulness Based Cognitive Therapy. Si tratta di una pratica proposta a un gruppo composto normalmente da una trentina di pazienti, principalmente depressi, dato che praticarla con altre persone è considerato alla base della terapia stessa. Si tratta di incontri settimanali, che durano un paio d’ore, con momenti di meditazione di gruppo e di analisi sulle proprie esperienze”.
“La Mindfulness può anche essere applicata nell’età evolutiva, aiutando i bambini in difficoltà ad apprendere competenze prosociali, di tolleranza della frustrazione e di promozione della capacità cognitive utili e fruibili da tutti i giovani. Ovviamente gli esercizi e le tecniche di meditazione devono essere adeguate alla fascia d’età dei giovani coinvolti”.
“Sembra che i bambini affetti da ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) possano trarre particolari benefici dalla pratica di Mindfulness, grazie a esercizi di consapevolezza corporea, di sensibilizzazione sensoriale, di respirazione, yoga e meditazione che ridurrebbero il comportamento ADHD. I bambini coinvolti nei programmi di sperimentazione avrebbero imparato a concentrarsi per migliorare la loro attenzione, la consapevolezza, l’autocontrollo e l’inibizione delle risposte automatiche”.
“Le neuroscienze hanno iniziato, negli ultimi anni, ad analizzare gli effetti sul cervello di chi segue i precetti della Mindfulness, con risultati favorevoli. Le ultime ricerche suggeriscono che promuova cambiamenti funzionali nel cervello mediante la neuro plasticità, in alcuni casi anche duraturi nel tempo. Coloro che praticano la Mindfulness, e la meditazione che essa richiede, da molti anni paiono essere caratterizzati da una maggiore connettività all’interno delle reti attenzionali e tra queste e le regioni prefrontali mediali, a cui si assocerebbe delle abilità cognitive, nel mantenere l’attenzione e nello svincolarsi dalle distrazioni”.
Può la mindfulness essere applicata in azienda?
“Il posto di lavoro è una fonte naturale di stress, soprattutto in un mondo estremamente frenetico e che richiede di essere estremamente multitasking. Spesso si svolgono attività lavorative pensando già a quella successiva, si risponde al telefono leggendo nello stesso momento le mail o svolgendo altri compiti a computer. Alcune aziende, grazie a questa tecnica, stanno cercando di aiutare i collaboratori a rilassarsi, gestendo gli effetti negativi di stress e ansia. Coloro che seguono i programmi di Mindfulness in azienda sono più sereni e più calmi, rispetto ai loro colleghi che non lo fanno, di conseguenza diverse aziende, in cui i dipendenti segnalano elevati livelli di stress, la pratica psicologica sta diventando uno strumento di aiuto per le risorse umane”.
Come approcciarsi alla mindfulness?
“Per chi si accosta alla mindfulness per la prima volta, è possibile iniziare con un esercizio di 5 minuti per due volte al giorno. La durata dell’esercizio può essere portata a 10, poi a 15, poi a 20 fino anche a 30 minuti o più, eventualmente, a seconda della disponibilità di tempo, della motivazione, delle necessità e dell’impegno. In molti programmi che utilizzano la meditazione di consapevolezza per gestire disturbi come una forte depressione ricorrente o un dolore cronico, come la Mindfulness Based Cognitive Therapy citata pochi paragrafi fa, la durata della pratica è di circa 40 minuti al giorno. Per la meditazione si consiglia di stare seduti, sia ad occhi aperti, sia ad occhi chiusi, che favorisce lo sviluppo degli altri sensi”:
Per porre domande all’esperto: info@skillsempowerment.it